Il percorso universitario da intraprendere è da sempre una delle scelte più difficili per migliaia di ragazzi. Nell’era della globalizzazione e dei “ragazzi d’Europa”, la scelta si complica di fronte alle due opzioni: studiare in Italia o all’estero.
Sempre più spesso, ci giungono informazioni non corrette riguardo all’impiego post-laurea degli italiani, ma le statistiche parlano chiaramente, possedere un titolo di laurea permette di trovare lavoro con maggiore facilità e a ciò si aggiunge la possibilità di fare carriera. Stando alla XVIII indagine, per l’anno 2016, condotta da Almalaurea il numero dei laureati che trova impiego subito dopo la laurea è aumentato rispetto agli anni passati. Nel 2015, infatti, il tasso di disoccupazione è lievemente diminuito anche a favore di coloro che si sono laureati nell’ultimo quinquennio e che, a causa della crisi, non hanno trovato nessuna occupazione nel corso degli anni. Altra nota positiva è la qualità del lavoro, infatti oltre a ottenere una posizione lavorativa stabile anche le paghe sono aumentate. Il tasso di disoccupazione dei laureati così scende al 17,7% conto il 30% dei diplomati.
Dai dati, tuttavia, emerge che la possibilità di far carriera è legata anche alle esperienze compiute all’estero, sia nel corso degli anni universitari, attraverso l’adesione al progetto Erasmus o con l’iscrizione a corsi di laurea internazionalizzati che offrono allo studente la possibilità di frequentare un anno in Italia e un anno all’estero al fine di conseguire il doppio titolo, sia con periodi di stage lavorativi nell’immediato post-laurea.
Fare esperienza all’estero, quindi, non significa che il percorso formativo offerto dalle università straniere sia migliore. Nonostante la didattica italiana sembra essere, talvolta, lontana da quella europea i risultati ottenuti dagli studenti italiani non sono inferiori se paragonati ai coetanei delle università estere e in particolare statunitensi. Ciò che, dunque, sembrerebbe essere un vantaggio per gli studenti, al fine di trovare lavoro subito dopo il conseguimento del titolo di laurea e la possibilità di far carriera, non è lasciare l’Italia per frequentare un’università estera migliore, ma compiere un’esperienza formativa, semestrale o annuale, in un Paese straniero al fine di migliorare le proprie competenze e portando avanti quella che oggi potrebbe essere considerata una “strategia di crescita personale e lavorativa”.