Nell’era del digitale, dove internet e i social media hanno cambiato la nostra società giocando un ruolo importante nelle vita quotidiana di ciascuno di noi, tra le tante novità e innovazioni è emersa, ormai da qualche anno, anche quella delle professioni online.
A causa delle grandi difficoltà riscontrate nel reperire un lavoro o nel crearsi un mercato nella vita reale, sono sempre di più le persone che scelgono di portare la propria esperienza lavorativa online e farne una professione 2.0. Tra questi professionisti della rete è possibile trovare, con non poco stupore, anche avvocati virtuali. Si tratta spesso di gente giovane, appena laureata o con qualche anno di esperienza, che desidera condurre un’attività in proprio, ma che non avendo sempre grandi disponibilità economiche per aprire uno studio privato, trova in internet una soluzione alternativa. Anche se mediamente la maggior parte di loro si aggira sui trent’anni, esistono persone meno giovani che scelgono di dedicarsi all’assistenza virtuale, talvolta come strumento da affiancare alla tradizionale consulenza forense, talvolta come mezzo che gli permette di associarsi ad altri studi di avvocati, spesso a loro sconosciuti, per una collaborazione più immediata.
A proposito di questo, è nato però un grande dibattito, perché se da un lato l’assistenza virtuale offre il vantaggio di tempi più brevi e di costi inferiori, dall’altro per molti rappresenta ancora qualcosa di poco affidabile e sicuro. C’è, infatti, molta diffidenza da parte della gente verso questo tipo di servizio online, che si svolge interamente per via telematica, senza contatto tra cliente e professionista.
Un parere negativo è offerto anche dalla maggioranza degli avvocati tradizionali, che crede che l’assistenza virtuale non possa offrire una risposta adeguata né qualificata al cliente, finendo soltanto per svilire, dal punto di vista morale, la “storica” professione di avvocato.