Monnezza e rifiuti al Monastero dei Benedettini. La denuncia del prof. Iachello, ex preside di Lettere e Filosofia, viaggia velocemente sui social.
[Best_Wordpress_Gallery id=”269″ gal_title=”monastero e rifiuti”]Ammirato ed elogiato proprio dagli stessi catanesi e, allo stesso tempo, trascurato. Il Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze umanistiche e meta di moltissimi turisti, offre uno scenario mozzafiato. Ma svoltando l’angolo si possono trovare rifiuti, sacchi della spazzatura ed escrementi.
È Enrico Iachello, docente presso il Disum ed ex preside di Lettere e Filosofia, a denunciare con foto e con una lunga lettera la situazione in cui versa il plesso monastico.
“Egregio Sindaco, Spettabile Amministrazione comunale di Catania, cari amici di Fb – scrive il prof. Iachello – oggi pomeriggio, come quasi tutti i i giorni, sono andato in via Teatro Greco alla porta dei benedettini scempiata dalla monnezza. La situazione era quella che vi mostra la prima foto. Ho avuto un moto di rabbia e non so cosa mi è preso, ma ho comprato dei guanti e dei sacchetti e ho portato via la monnezza sacchetto per sacchetto nei cassonetti di via Santa Barbara”.
Come suggerito dalle immagini, appoggiati ad una porta del Monastero, si trovano rifiuti, sacchi della spazzatura e, purtroppo, vi sono anche escrementi. A depositare la monnezza in quel luogo pare siano stati proprio gli abitanti del quartiere. Ma il prof. Iachello si è armato di buona volontà ed ha ripulito il tutto.
“Ho impiegato un’ora e mezza con la fatica della salita che mi fiaccava le gambe e il puzzo che mi dava la nausea, – spiega Enrico Iachello – e per non scoraggiarmi mi dicevo (vecchio scemo illuminista), che questo mio gesto serviva a ‘educare’ gli abitanti del quartiere. E alle vecchine che mi chiedevano stupite perché portavo via la monnezza e chi fossi, rispondevo che lo facevo perché non la si buttasse più davanti alla porta dei benedettini. Mi rispondevano che loro no, ma che stasera sicuramente altri l’avrebbero di nuovo buttata. E io andavo e venivo carico di sacchetti di monnezza e per non scoraggiarmi mi ripetevo che no, che era un gesto utile il mio, ma non ne ero (non ne sono) certo. Alla fine l’ho tolta tutta la monnezza (cfr. foto 2) e mi sono fermato a guardare/contemplare la porta ripulita”.
” E mi sono commosso, lo confesso – ammette l’ex Preside di Lettere e filosofia – mi è venuto da piangere e non voglio buttarla in lacrime e commozione. Solo che allora ho capito il senso del mio gesto. Io appartengo a questo luogo, al convento dei benedettini, ad esso appartiene la mia storia, vi appartengo anche quando sto a Milano o non importa dove. Qui ho studiato, qui ho fatto il preside, qui sono professore. Ecco, il mio è stato un gesto di pietas per questi luoghi, un gesto di rispetto per il monastero. E poiché le cose non nascono a caso, ho rivisto il mio maestro, Giuseppe Giarrizzo, che del recupero dei benedettini è stato artefice e ‘santo patrono’, ‘nume tutelare’, che si chinava nei corridoi a togliere il pezzo di carta lasciato per terra, richiamandomi così al mio dovere di preside. Ecco, non so che utilità ha avuto o avrà il mio gesto ‘folle’ di oggi, ma mi sono riconciliato con la mia storia e con i miei luoghi. E ve l’ho raccontato non perché cerco medagliette, ma per condividere la pietas che tutti dobbiamo ai nostri luoghi.
PS: la terza foto mostra (in basso a sx), un evidente segno di stercorazione, prima coperto dai sacchetti. Spero provveda chi può, io sin là non ce la posso fare “.
La pietas che l’ex Preside ha avuto nei confronti di un luogo molto caro a Catania è in realtà lo stesso sentimento che dovremmo avere tutti. E, nel caso in cui non si trattasse di un luogo caro per chi vi abita, basterebbe un po’ di senso civico in più.