Dal rapporto 2015 di AlmaDiploma si evince come le donne a parità di condizione, nel campo della formazione se la cavano meglio dei loro colleghi e questo fin dalla scuola media inferiore, che concludono portando a casa un voto d’esame molto spesso più elevato dei maschi: il 36% delle ragazze contro il 29% dei ragazzi ottiene 9 (su 10) o più. Più brave anche tra i banchi delle superiori, che siano quelli di un liceo, un tecnico o un professionale, le femmine raggiungono ancora una volta ottimi risultati.
Ben il 60% dei laureati del 2014 è di sesso femminile, la quota delle donne che si laurea in corso laureano in corso è superiore a quanto registrato per i loro colleghi, il 47% contro il 42% degli uomini e il voto medio di laurea, a parità di condizioni, è uguale al 103,1 su 110 per le prime e a 100,8 per i secondi.
Ancora una volta la conferma arriva dal Rapporto 2015 sulla condizione occupazionale dei laureati che registra ancora una volta significative e persistenti disuguaglianze di genere. Le donne, infatti, ancora oggi fanno più fatica dei loro colleghi a realizzarsi professionalmente a tal punto che per “giocare alla pari” di fatto devono essere più qualificate; in Italia ancora di più di quanto non capiti in tutta Europa.
La scelta della facoltà gioca un ruolo fondamentale, in termini lavorativi ma soprattutto in termini retributivi. Ma anche quando si intraprendono corsi di laurea come le professioni sanitarie, dove teoricamente si dovrebbero avere le stesse opportunità, le donne guadagnano meno, 1.483 euro mensili per le donne, contro 1.668 euro mensili per gli uomini.
Anche fra le ragazze che optano per ingegneria, sebbene le differenze a livello di occupazione siano meno marcate (lavorano 93 donne su cento e 96 uomini su cento), le donne restano più precarie e percepiscono un guadagno mensile netto di gran lunga inferiore a quello dei loro colleghi. Retribuzione media di 1.569 euro per le donne contro i 1.759 degli uomini.
Situazione simile anche se scelgono un percorso economico statistico o scientifico: in questo caso non solo restano elevate le differenze occupazionali (rispettivamente 88% contro il 92% dei maschi; 82% contro il 91%), e contrattuali (il 76% contro l’83,5% sono stabili; 48 contro il 60%), ma anche i guadagni restano sempre inferiori: 1.415 euro contro il 1.602 euro e 1.458 contro il 1.653.
E nei percorsi dove storicamente la presenza femminile è più marcata come nell’insegnamento, in ambito letterario, psicologico e linguistico? Anche in questo caso il divario tra femmine e maschi resta. Laddove le differenze a livello retributivo calano, come nel letterario e insegnamento (1.174 euro mensili contro 1.263 euro; 1.150 contro i 1.201), le donne restano comunque penalizzate: hanno meno chance occupazionali dei loro colleghi (rispettivamente 74,5% contro il 76%, 79% contro l’89%), e una minore stabilità (42% contro il 53%; 62% contro l’80%). Se puntano alla strada della psicologia, gli uomini non solo sono più occupati (88% contro il 79,5%) ma anche più stabili (73% contro il 65%) e percepiscono guadagni superiori (1.370 euro contro 1.159) delle colleghe. Infine, nel solo indirizzo di studio in cui le donne hanno la meglio dal punto di vista occupazionale rispetto ai loro colleghi, il percorso linguistico (lavora l’85% delle femmine contro l’81% dei maschi), gli uomini possono contare su una maggiore stabilità e guadagni più alti delle loro colleghe (rispettivamente 54% contro 51%; 1.398 euro contro 1.268).
La lettura dei dati conferma infatti un differenziale a favore dei maschi che, a parità di condizioni, non diminuisce con il passare del tempo e permane anche quando le donne intraprendono percorsi disciplinari che offrono maggiori chance occupazionali o dove sono storicamente più presenti.
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