Ad oggi ormai la pensione sembra più un miraggio che è un diritto; negli ultimi anni, infatti, si sono accavallate una serie di leggi che, nonostante il loro obiettivo principe fosse quello di far ripartire l’economia del nostro Paese, hanno reso a conti fatti sempre più arduo per gli italiani, soprattutto per i giovani, la ricerca di un’occupazione con disastrosi effetti sul piano previdenziale.
Ciò viene confermato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, il quale nel presentare una simulazione sulla base di un campione di 5000 lavoratori nati nel 1980, ha annunciato che questi rischierebbero di andare in pensione con i requisiti minimi non a 70 ma forse anche 5 anni dopo, prendendo inoltre una pensione più bassa del 25% rispetto le generazioni precedenti.
I motivi di questo grave aumento dell’età pensionabile sarebbero dovuti, secondo Boeri, ad un vuoto contributivo derivante da episodi di disoccupazione di circa due anni.
Il presidente dell’Inps ha precisato che il suo obiettivo non è quello di terrorizzare “ma solo rendere consapevoli dell’importanza della continuità contributiva” dichiarando infatti che “ entreremo nel nuovo sistema retributivo a partire dal 2032, troppo tardi. Per questo meglio una riforma seria e definitiva invece che questo stillicidio di riforme che disorientano le persone” sollecintando, in tal modo, il governo ad intervenire urgentemente in materia
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