Saranno i Caschi Blu della Cultura, accompagnati dai docenti universitari, a difendere il patrimonio artistico e culturale del nostro patrimonio.
A distanza di un quasi un anno dallo scorso maggio, la città di Palmira ritorna sotto il controllo delle forze governative. La notizia della “liberazione” di Palmira è stata accompagnata dalle parole di Abdulkari che hanno rassicurato sulle buone condizioni del sito archeologico. Le sue affermazioni sono state seguite dalle parole del ministro italiano Dario Franceschini: «I nostri Caschi Blu della Cultura sono pronti ad intervenire a tutela del patrimonio culturale minacciato o devastato dal terrorismo internazionale. Se Palmira sarà la prima occasione in cui verremo chiamati lo decideranno l’Unesco e la comunità internazionale, che devono anche stabilire tempi, modalità e coinvolgimento di uno o più paesi. Noi comunque siamo pronti».
L’Italia mette, dunque, a disposizione i propri caschi blu della cultura al fine di salvaguardare il patrimonio artistico-culturale del mondo e chi lavora in questo settore. Basti ricordare Khaled Asaad, studioso e direttore delle antichità di Palmira, ucciso dai militanti dell’Isis per aver nascosto centinaia di statue al fine di salvarle dalla distruzione alla quale erano destinate.
I caschi blu della cultura sono uomini e donne appartenenti all’arma dei Carabinieri che tramite un corso hanno acquisito i requisiti necessari per partecipare ad azioni aeree rischiose e possiedono una preparazione in campo storico-artistico. Questi saranno accompagnati da restauratori e da specialisti ministeriali per i Beni e le attività culturali.
A questa notizia si aggiunge anche la possibile collaborazione dei docenti universitari che tra i requisiti abbiano la conoscenza approfondita del tipo di intervento richiesto, basti pensare all’esempio italiano di Maria Teresa Grassi (docente di Archeologia delle Province Romane all’Università di Milano) che è stata responsabile del progetto archeologico italo-siriano “Palmais”.
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