Stragi nazifasciste: online i documenti dell’Armadio della vergogna

“Via il segreto di stato su tredicimila pagine che raccontano crimini commessi dai nazifascisti durante la seconda guerra mondiale…”, così ha scritto su Facebook Laura Boldrini,  Presidente della Camera dei deputati.

 

È stata proprio Laura Boldrini,  attuale Presidente della Camera dei deputati, ad annunciare che è possibile trovare on line, sul sito dell’Archivio storico della Camera, i documenti relativi ai 695 fascicoli del cosiddetto Armadio della vergogna e ha scritto:

“Via il segreto di Stato su tredicimila pagine che raccontano i crimini commessi dai nazifascisti durante la seconda guerra mondiale. E’ questo il nuovo e importante capitolo nel percorso di trasparenza avviato a Montecitorio di cui sono contenta perché un Paese veramente democratico non deve avere paura del proprio passato. Da oggi sono on line, sul sito dell’Archivio storico della Camera dei deputati, i documenti relativi ai 695 fascicoli del cosiddetto ‘armadio della vergogna’, ritrovato in modo fortuito nel 1994 in uno sgabuzzino di Palazzo Cesi, sede della Procura generale militare, e contenente denunce archiviate provvisoriamente occultate.
Quelle pagine ingiallite, a volte con il timbro secret stampigliato in copertina, riguardano episodi importanti della nostra storia: ci parlano di 15mila persone, di stragi come Sant’Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine, Marzabotto, Monchio e Cervarolo, Coriza, Lero, Scarpanto, degli eccidi dell’alto Reno..”

Con l’espressione “Armadio della vergogna ” ci si riferisce ad un armadio chiuso con un lucchetto ritrovato nel 1994 a Palazzo Cesi-Gaddi a Roma, in cui erano contenuti 695 fascicoli d’inchiesta e un Registro generale che riportava più di 2000 notizie di reato su crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l’occupazione nazifascista. Si trattava di documenti archiviati decine di anni prima del loro ritrovamento. Si è anche occupata della questione una Commissione parlamentare d’inchiesta, appositamente creata per far luce sui fatti, operante dal 2003 al 2006.

Oggi chiunque sia interessato potrà accedere anche ai documenti desecretati collegandosi al sito.

Chiara Messina

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