La strategia Europea 2020 prevede tra i suoi 5 obiettivi da raggiungere entro tale termine, la riduzione dei tassi di abbandono scolastico precoce al di sotto del 10% e l’aumento al 40% dei 30-34enni con un’istruzione universitaria.
Nonostante molti giovani oggi dopo il diploma proseguono gli studi, in realtà le statistiche dimostrano un diffuso abbandono precoce degli studi in molti stati dell’UE tra cui l’Italia. Proprio per questo motivo la riduzione di tale fenomeno era stata già inserita tra gli obiettivi della Strategia di Lisbona ( il programma di riforme economiche approvato a Lisbona, appunto, dai capi di Stato e di Governo dell’UE nel 2000 al fine di rendere l’Unione la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010). Tuttavia, questo obiettivo non è stato raggiunto ed infatti è stato nuovamente inserito tra quelli della Strategia Europea 2020 che si prefissa di realizzare una riduzione dell’abbandono precoce degli studi da parte dei giovani al di sotto del 10%.
Le statistiche Istat del 2013, svolte su giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni, riportano dati preoccupanti per l’Italia e per altri paesi dell’UE. Nella graduatoria che va dal peggiore al migliore stato, il primo posto è occupato dalla Spagna con una percentuale di abbandono pari al 23,6%; ritroviamo l’Italia al 5º posto tra i peggiori, con il 20,2% per la componente maschile e il 13,7% per quella femminile; tra i migliori emergono la Croazia, Slovenia, Polonia e qualche altro. Facendo riferimento in modo particolare all’Italia, il contenimento degli abbandoni scolastici e formativi rientrava anche nell’ambito della politica unitaria del Quadro Strategico nazionale 2007-2013. Sono stati registrati dei progressi ma non sono ancora soddisfacenti.
Diverse sono le ragioni che alimentano la scelta di non continuare gli studi. Potrebbe trattarsi di un disagio sociale proprio delle aree sviluppate, oppure la voglia di trovare un lavoro per rendersi indipendente dalla famiglia. Alcune volte si proseguono gli studi universitari e poi interromperli perché ci si rende conto di aver scelto un percorso sbagliato o perché non si riesce a sostenere lo stress e l’ansia degli esami ( c’eravamo già tempo fa occupati dei motivi che spingono alcuni studenti universitari ad abbandonare gli studi universitari).
La situazione insomma non è molto incoraggiante. Si spera che l’Unione Europea e gli Stati abbiano ben chiare le ragione sottese al fenomeno per individuare al meglio i relativi rimedi.
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