Sei di mesi di sperimentazione, innovazione e didattica. Trenta studenti dell’Università di Catania hanno affrontato l’esperienza di Contamination Lab e, guidati da diversi tutor, hanno potuto mettere alla prova la propria creatività, tentare un approccio didattico innovativo e ideare nuovi progetti. Si è concluso solo pochi giorni fa la prima edizione, che ha permesso ai giovani di presentare i propri progetti al Palazzo centrale dell’Università di Catania.“Tutti noi dobbiamo essere consapevoli che il futuro dei nostri giovani, in particolar modo occupazionale, si deve costruire sulle conoscenze e sulle competenze ed al tempo stesso sullo spirito imprenditoriale creativo ed innovativo – ha spiegato il rettore Giacomo Pignataro – grazie a questa iniziativa il nostro Ateneo ha sperimentato un nuovo modo di fare didattica, prima incentrata solo sulla specializzazione delle competenze. Adesso abbiamo puntato sulla contaminazione delle idee, sull’organizzazione della ricerca come interdisciplinarità e su una formazione frutto di confronto tra colleghi provenienti da diversi dipartimenti”.
“Il C-Lab ha rappresentato e rappresenterà, visto che già sono stati selezionati altri 30 C-Labers per la prossima edizione, un luogo dove creatività, formazione e innovazione imprenditoriale si mescolano per creare lavoro e impresa. Al tempo stesso il C-Lab ha rappresentato un modello didattico innovativo ed una nuova occasione di formazione per gli studenti, che sono essi stessi il centro della sperimentazione” ha spiegato il referente d’Ateneo del progetto C-Lab, Vincenzo Catania.
Mattia Corbetta del Ministero per lo Sviluppo economico ha aggiunto “il successo dei C-Lab in campo nazionale nella creazione dei talent e know-how per il miglioramento del mondo imprenditoriale grazie ad un’esperienza contemporanea ed innovativa e a start-up che presentano delle caratteristiche diverse dalle imprese, ovvero riescono a scalare rapidamente il mercato, hanno una forte proiezione internazionale, sono frutto di un processo di aggregazione, rappresentano un focus importante sulla innovazione tecnologica e sono frutto di una creazione costante e continua”.
“Al tempo stesso – ha aggiunto Corbetta – le start-up innovative, oltre a favorire la mobilità sociale, sono sostenute dalla burocrazia per la loro creazione ed, infatti, ne sono state costituite in pochi mesi ben 4.206 in Italia, ed anche per l’assunzione dei lavoratori grazie a contributi statali stanziati dal Mise, nel dettaglio ben 172 milioni di euro a 382 start-up oltre a finanziamenti a fondo perduto”.