Ottiene dottorato a 102 anni, il nazismo glielo aveva negato

Ingeborg Syllim-Rapaport è una pediatra tedesca che qualche giorno fa ha ottenuto il titolo di studi più alto, il dottorato. Nulla di strano fino a qui se non fosse che la dottoressa Rapaport ha dovuto aspettare circa ottant’anni per aver riconosciute le sue capacità: ha infatti spento quest’anno 102 candeline.

Aveva 25 anni quando scrisse la sua tesi di dottorato sulla difterite e le mancava solo di sostenere l’esame finale ma non potè farlo. Perché? Era semplicemente ebrea. Nel 1938 essere ebrei in Germania significava non poter vivere normalmente: le leggi razziali varate a partire dal 1933 contro gli ebrei (ma anche contro i Rom, gli omosessuali, i disabili e gli oppositori politici) li bandirono prima dall’esercito poi anche da tutte le altre professioni, li esclusero da ruoli politici e amministrativi, li privarono del’istruzione e dell’assistenza medica. Tutti sanno fino a che punto si spinse la follia nazista ma ricordare a chi ha la memoria corta che 6 milioni di ebrei vennero uccisi nei campi di concentramento non guasta.

Torniamo alla storia di Ingeborg. Le sue origini ebraiche le impedirono nel 1938 di conseguire il diploma di dottorato ma la caparbietà del figlio – che un anno fa ha contattato l’ateneo di Amburgo e ha fatto riaprire il caso – le ha permesso di raggiungere l’ambito obiettivo: a distanza di ottant’anni e avendo dovuto studiare qualche mese per poter sostenere la prova d’esame di fronte alla commissione ce l’ha fatta. La motivazione che l’ha spinta a non mollare e a lottare per avere ciò che le spettava è tra le più nobili: “Non ho voluto difendere la mia tesi per il mio bene. Dopo tutto, all’età di 102, non è stato esattamente facile per me affrontare tutto questo. Ma l’ho fatto per le vittime“. E ha aggiunto “Ora mi posso permettere di ritirarmi“.

 

Paola Giordano

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