
Una pronuncia della Suprema Corte che farà discutere, la numero 11467 della II sezione penale, che ha sancito la commissione del reato per chi sottrae il cellulare ad altri per leggerne gli sms.
A sostenere che si tratti di reato è la Cassazione, che ha condannato a due anni e due mesi un giovane di Barletta, perché si era impossessato del cellulare della sua ex, strattonandola ed entrando in casa sua per leggerne gli sms e vedere se intratteneva conversazioni con altri soggetti.
La sentenza della Suprema Corte, la numero 11467, ha sancito che leggendo gli sms si viola la privacy e la riservatezza dell’individuo e, inoltre, si viola il principio all’autodeterminazione della persona nella sfera delle relazioni individuali.
Infatti per la Cassazione, il diritto all’autodeterminazione comporta la libertà nell’intraprendere relazioni sentimentali e di porvi termine e nessuno può avanzare la pretesa di perquisire i cellulari degli/delle ex alla ricerca di prove di tradimenti o di altre relazioni.
A nulla sono valse le giustificazioni addotte dal ragazzo, che voleva dimostrare al padre i tradimenti ripetuti della figlia, visto che la sentenza della Cassazione gli ha dato torto, nonostante il tribunale del riesame avesse escluso la rapina.
Questo è una tematica molto delicata, in cui il confine tra diritto alla privacy e alla riservatezza da un lato, e la pretesa di dimostrare un comportamento leale dall’altro lato è sottile.
E questa sentenza, seppur stabilisce che sia ingiusto e illecito farlo, scatenerà un grande dibattito.
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