La lettera, rimasta inedita per tutti questi anni, fa riaffiorare ancora una volta l’atrocità dei campi di sterminio
Giorno della Memoria, giorno di commemorazione dal 1945 a questa parte. Ben 70 anni fa, infatti, proprio questo giorno furono aperti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz e i pochi superstiti ancora in vita furono liberati dall’Armata Rossa sovietica. Ogni anno, quindi, si ricordano in questo giorno così nero le vittime dell’Olocausto, di questo atroce genocidio che molti ancora pensano non sia nemmeno accaduto. Ma vittime di cosa? Degli aguzzini nazisti e dei forni crematori? O vittime anche dell’indifferenza di chi sapeva e non ha agito di conseguenza? Tante ancora oggi le domande a cui dare una risposta risulta sempre così complicato, anche per chi quell’esperienza l’ha vissuta in maniera diretta. Proprio in questi giorni è infatti emerso un documento davvero importante, non solo dal punto di vista storico, ma anche e soprattutto da quello morale. La testimonianza in questione è una lettera che Primo Levi, lo scrittore italiano più famoso in materia di Shoah, ha spedito ad una bambina di 11 anni al fine di rispondere alla sua innocente domanda: “Come potevano essere così cattivi?”. Dopo 32 anni, ecco una risposta che, ancora una volta, denota la profonda sofferenza di chi è sopravvissuto con il corpo, ma non con l’anima. Nessuno dovrebbe mai dimenticare ciò che è stato; cerchiamo quindi, attraverso queste parole così genuine e al contempo profonde, di fare nostro questo passato, in modo da non doverlo ripetere in futuro.
Per non dimenticare.
25/4/83
Cara Monica,
la domanda che mi poni, sulla crudeltà dei tedeschi, ha dato molto filo da torcere agli storici. A mio parere, sarebbe assurdo accusare tutti i tedeschi di allora; ed è ancora più assurdo coinvolgere nell’accusa i tedeschi di oggi. È però certo che una grande maggioranza del popolo tedesco ha accettato Hitler, ha votato per lui, lo ha approvato ed applaudito, finché ha avuto successi politici e militari; eppure, molti tedeschi, direttamente o indirettamente, avevano pur dovuto sapere cosa avveniva, non solo nei Lager, ma in tutti i territori occupati, e specialmente in Europa Orientale. Perciò, piuttosto che di crudeltà, accuserei i tedeschi di allora di egoismo, di indifferenza, e soprattutto di ignoranza volontaria, perché chi voleva veramente conoscere la verità poteva conoscerla, e farla conoscere, anche senza correre eccessivi rischi. La cosa più brutta vista in Lager credo sia proprio la selezione che ho descritta nel libro che conosci.
Ti ringrazio per avermi scritto e per l’invito a venire nella tua scuola, ma in questo periodo sono molto occupato, e mi sarebbe impossibile accettare. Ti saluto con affetto
Primo Levi