Lo scorso 17 Ottobre 2014, la terza sezione penale del Tribunale di Catania ha pronunciatoย la sentenza di primo grado riguardante il cosรฌ detto โcaso Farmaciaโ. Lโipotesi che unoย smaltimento scorretto dei rifiuti prodotti dallโattivitร di laboratorio avesse provocato unย inquinamento di alcuni locali aveva, comโรจ noto, generato due procedimenti: quello appenaย conclusosi, avente come principale capo di imputazione il delitto di โdisastro ambientaleโ;ย un altro, su cui pende una richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, per iย delitti di โomicidio colposo plurimoโ e โlesioni colposeโ.
Tutti gli otto imputati del primo processo, docenti e dirigenti dellโateneo catanese, sono statiย assolti con la piรน ampia delle formule che il codice di rito contempli: perchรฉ il fatto non sussiste. Essa non significa che โnon รจ successo nienteโ, ma che in sede processuale non si รจย dimostrato che la supposta omissione o imperfetta applicazione di regole precauzionali e diย igiene abbia prodotto alcuna alterazione della salubritร degli ambienti con conseguentiย rischi sulle persone. Questa la veritร processuale come รจ dato leggerla a partire dalย dispositivo della sentenza. Lo scrupolo garantistico nei confronti di qualunque imputato e ilย rispetto nei confronti della magistratura impongono di non commentare tale verdetto e diย attendere che di esso si conoscano le motivazioni per poter ricostruire lโiter argomentativoย che lo sostiene. Tuttavia, sin da ora si potrebbe, e forse si dovrebbe, considerare che tesoย alla ricerca della veritร , oltre quello dei giudici, รจ stato anche, per alcuni anni, il lavoro delleย associazioni (Codacons, CGIL, Cittadinanzattiva) che si sono costituite parti civili nelย processo offrendo una lettura dei fatti sensibilmente diversa da quella asseverata dallaย Corte; teso alla ricerca della veritร รจ stato il lavoro del Pubblico Ministero, anchโegli parteย della magistratura e vincolato dal Codice di rito (articolo 358) a svolgere accertamenti ancheย su elementi favorevoli agli imputati, il quale aveva chiesto la condanna a pene tra i tre e iย quattro anni di reclusione per ognuno dei soggetti coinvolti (peraltro in concomitanza conย una parallela richiesta di archiviazione per il piรน grave delitto di omicidio colposo plurimo);ย infine, teso alla ricerca della veritร รจ stato certamente il lavoro di ricostruzione svolto dalleย famiglie di molti studiosi (e dai rispettivi legali) che nei locali di farmacia hanno lavorato e che, negli ultimi anni, hanno perso la vita per effetto di gravi patologie tumorali.
Ricordiamo, infine, che ispirato alla ricerca della veritร , alla tutela della salute delle persone e al rispetto della legge era stato il provvedimento con cui nel 2008 il Giudice per leย indagini preliminari del Tribunale di Catania aveva posto sotto sequestro unโarea dei localiย del dipartimento di farmacia ritenendola, allโesito di unโindagine tecnica, “contaminata dallaย presenza di sostanze pericolose in percentuali elevatissime”.
Nessuno ignora che molto spesso la veritร sostanziale puรฒ non coincidere con quellaย processuale ed รจ giusto che in un ordinamento che ha a cuore la libertร dei cittadini non siaย decisivo ciรฒ che, piรน o meno diffusamente, si suppone ma ciรฒ che si puรฒ dimostrare nelย modo piรน rigoroso e consequenziale. Rimane il fatto che il processo sul โcaso farmaciaโ nonย si รจ definitivamente concluso. Suoi possibili sviluppi potrebbero ribadire la tesi dellโassolutaย correttezza dellโoperato dellโateneo catanese o potrebbero, in teoria, renderla meno stentoreaย di quanto al momento essa non appaia. Se puรฒ non sussistere alcun fatto illecito nellaย vicenda qui richiamata, sussiste nondimeno il pesante dubbio che molte vite di persone ย spezzate o danneggiate da malattie affini siano solo lโeffetto di unโamara e beffardaย coincidenza. Con il rispetto verso le opinioni di tutti, una comunitร accademica trasparenteย dovrebbe forse essere capace di coltivare anche questo dubbio sino alla fine.
CUDA (Coordinamento unico di ricercatori, docenti, PTA, precari e studenti dellโAteneo di
Catania per unโUniversitร pubblica, libera e democratica)