ESCLUSIVA – Marella Ferrera si racconta a LiveUniCT

Marella Ferrera, stilista siciliana grande protagonista dell’Alta Moda Italiana ed Internazionale. E’ una stilista senza tempo, un passo nella tradizione e uno nella sperimentazione, sempre alla ricerca di un nuovo linguaggio per parlare alle donne.

Come ha capito di voler fare questo lavoro? É stato difficile raggiungere un così alto livello?

Essere nata e vissuta “tra le pezze”, ossia in un contesto familiare il cui pane quotidiano è la Moda, mi ha permesso di comprendere da subito quale fosse la mia strada. Ero una bambina quando ho iniziato a respirare l’odore dei tessuti … crescendo, questo “sentire” è stato sempre più forte e concreto.
Raggiungere il climax è stato graduale, ma inaspettato. Ho creduto nel potenziale della mia terra ed ho interpretato la materia. La difficoltà maggiore è stata quella di riuscire a rimanere in vetta. Qualità e ricercatezza hanno sempre contraddistinto il mio stile, anche nei momenti più difficili.

Sono passati 20 anni dal suo debutto in Alta Moda a Roma. Una carriera splendida. Cosa ricorda degli esordi?

C’è chi sfoglia book fotografici per ricordare momenti vissuti … io giornalmente faccio una passeggiata nelle sale del settecentesco Museo Biscari, ora sede dell’MF Museum&Fashion. Toccare gli abiti d’archivio è per me un viaggio temporale continuo; dietro ogni cannula di terracotta, scaglia di pietra lavica o strato di carta papiracea, ci sono mesi e mesi di lavoro, di prove, sorrisi e notti in bianco. Ogni ricamo è frutto di un lavoro certosino, ogni sperimentazione materica è fatta di incontri, scontri, supposizioni e riflessioni. Venti anni sono molti ed ogni materia mi ricorda un sogno ed i vari traguardi raggiunti.

Quali sono stati i momenti più difficili nel suo percorso professionale?

Il mestiere dello stilista richiede un continuo rinnovamento ed una grande forza di volontà. Le difficoltà sono un incentivo ad apportare dei cambiamenti, a volte radicali … ma necessari. Ho scelto di dedicarmi esclusivamente all’Haute Couture ed al Costume per lo spettacolo, in quanto rappresentano la mia espressione. Pur essendo consapevole di abbracciare un target più elitario rispetto a quello del prêt-à-porter. Ogni giorno c’è una piccola sfida da affrontare ed è questo che ci tiene vivi.

Una carriera in ascesa. Ha mai dovuto fare delle rinunce?

L’unico impedimento a volte è l’impossibilità di essere presente fisicamente ad ogni evento, ma grazie al mio staff di rinunce ne faccio poche. Vorrei che la giornata durasse qualche ora in più, spesso scambio il mio Atelier per la mia casa … ma in fondo questa è la mia vita.ù

Ha anche ricoperto la carica di assessore alla cultura nella giunta Stancanelli. Che ci racconta della sua esperienza in politica? La rifarebbe?

Far parte di una giunta tecnica, significava per me aderire ad un progetto di risanamento culturale ed artistico della città, senza essere vincolata alle dinamiche politiche. Ho messo a servizio le mie competenze e le mie amicizie, ed ho creduto nella possibilità di fare rete. Catania ha reagito bene agli stimoli e molti dei miei collaboratori hanno dato il proprio apporto per la stessa causa. È stato un periodo intenso e spesso non privo di ostacoli che ha lasciato un forte segno, un ricordo che porto con me come esperienza di vita.

Ci parla del suo legame con la Sicilia e la città di Catania? 

Ho un legame indissolubile con la mia terra; chi è siciliano sa cosa significhi lasciarla e sentire ogni giorno il bisogno viscerale di tornare. Ho voluto raccontare la mia città, la Sicilia e tutto il Mediterraneo attraverso le mie ”pezze” fatte di terracotta e pietra lavica … intrise di sale e profumate di cannella e gelsomino. Ho attinto da culture lontane, osservato ciò che mi circondava e “raccontato” una storia fatta di amore e di spine. Non aver reciso il cordone ombelicale che mi lega a quest’isola è uno dei fattori che ha permesso la mia realizzazione umana e professionale: ho tratto la linfa creativa per il mio lavoro e continuo a farlo. Guardando le architetture, le ho interpretate come carte da ricamo; ho tratto ispirazione dalle fronti dei pescatori corrugate dal sole e mi sono persa tra le loro reti da pesca; mi sono chiesta se la pietra lavica potesse diventare leggera ed ho avuto le mie risposte. Ritornare a queste radici di intreccio multiculturale è, a mio parere, il modo migliore per gettare le basi del futuro.

Catania, Roma, Milano. Tutte e tre le hanno dato qualcosa. Cosa?

“Una valigia di cartone” piena di ricordi. Con me porto tutti gli insegnamenti e le cicatrici che le persone incontrate mi hanno voluto “donare”. Milano mi ha vista per le collezioni di pret-à-porter vivere a volte con sofferenza il mio essere “avanti” rispetto alle mode del momento. Fino al 2005, anno in cui ho scelto di dedicarmi totalmente ed esclusivamente all’Haute Couture, troppo lontana dalle logiche che il pret-à-porter impone. Inoltre recentemente ha accolto il progetto “That’Sicily” durante il Fuori Salone del Mobile: progetto che ha visto la filiera delle eccellenze siciliane collaborare con me per un prodotto artistico unico e di livello. Roma mi ha acclamata per la mie collezioni di Haute Couture e Catania beh … continua a darmi tanto… giorno dopo giorno… ora dopo ora. Ho creduto nella mia terra, contro ogni previsione e preconcetto. Ho investito nel potenziale che la Sicilia possiede, senza non pochi sacrifici. Ma questa isola dà e nella sua generosità è anche in grado di imparare ad accogliere le novità.

Qual é il suo modello di donna?

La donna che veste MF è consapevole del suo status nella società; ama essere glamour, ma crede nei valori e nelle tradizioni. È volitiva, forte e al contempo fragile; sa scegliere e distinguere il bene dal male, il brutto dal bello, la gioia dal dolore… non esclude gli opposti, ma li ingloba nel suo essere… “fimmina”.

Il suo successo più grande?

L’emozione più forte che abbia mai vissuto è l’aver “vestito” le Dee di Morgantina Demetra e Kore : gli Acroliti del VI sec. A.C. trafugati 30 anni fa a Morgantina ed esposti negli Stati Uniti fino al 2007. Sono giunti nel Museo Archeologico di Aidone grazie all’intervento della Soprintendenza di Enna che mi ha coinvolta per riunire in un unicum passato e presente. Leggeri pepli in tulle di lana avorio hanno incorniciato i corpi ed i volti di queste statue… in un sorriso eterno.

La moda low cost sta imponendosi sempre più ed è diventata un vero e proprio fenomeno di costume. cosa ne pensa?

La Moda è uno dei motori che muovono l’Economia mondiale e necessita di frequenti evoluzioni. Tra i vari fenomeni esistenti si è fatta spazio la moda low cost e non possiamo denigrare ciò che esiste.
E’ nata inoltre la Ethical Fashion attraverso la quale cerchiamo di volerci bene e di volerne al mondo. Per la collezione Ri-Chic Couture ho utilizzato plastica, gomma intagliata, “petali di latta” e camere ad aria miscelate con creatività e lavoro sartoriale. Ecosostenibilità e gusto sono le parole chiave per un futuro migliore. Viviamo in un periodo storico che ci impone di trovare delle alternative nell’utilizzo di materiali e tagli per ammortizzare costi, senza privare il capo dell’eleganza che lo contraddistingue. Non è semplice, è questo periodo storico che ce lo impone. Solo stando al passo coi tempi riusciremo a trovare la via d’uscita da questa “crisi”.

Cosa si sente di dire ai giovani che vogliono fare il suo stesso lavoro?

In un momento storico come questo, l’arma migliore per riaccendere l’ottimismo e la speranza è continuare a credere, sognare grazie alla cultura. Sono consapevole delle difficoltà che questo meraviglioso, seppur a volte crudele mondo, richiede di superare. Qualora foste sempre dell’idea di fare gli stilisti … il segreto è ascoltare se stessi.

Fiorella Manciagli

Fiorella Manciagli laureanda in Giurisprudenza a Catania, appassionata di attualità e politica. Rubrica: Eccellenze Made in UNICT.

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Fiorella Manciagli

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