La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno. La sentenza del TAR di Palermo ha sorpreso tutti, anche il Rettore dell’Università di Catania Giacomo Pignataro, che stamane divulga una nota dove esprime la sua preoccupazione sugli effetti della decisione del Tar: poche risorse e personale, a rischio la qualità dei corsi”. Adesso a rischio anche il Test di Professioni sanitarie.
“A Catania ci siamo attenuti scrupolosamente alle direttive ministeriali, per quanto riguarda lo svolgimento dei test di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria”. Il rettore dell’Università etnea Giacomo Pignataro commenta così la notizia secondo cui il Tar di Palermo avrebbe accolto il ricorso di numerosi studenti che hanno sostenuto le prove nello scorso mese di aprile .
Secondo i magistrati amministrativi, infatti, le procedure seguite nello svolgimento dei test avrebbero violato il principio dell’anonimato, poiché “il codice alfanumerico presente sul kit distribuito dal Cineca – comprendente la scheda anagrafica, il modulo delle risposte e il questionario – rende identificabili i candidati”.
“Prendiamo atto di quanto sta accadendo – aggiunge il rettore Pignataro – né compete a noi, come singoli Atenei, resistere rispetto ad una sentenza che confuta le direttive emanate dal Miur. Ma siamo ben consapevoli, e pertanto evidentemente preoccupati, delle difficoltà che tali provvedimenti possono creare ad un sistema che deve programmare le proprie attività e cercare di offrire ai propri iscritti un servizio di qualità, facendo i conti con l’attuale drammatica carenza di risorse umane ed economiche”.
Per quanto riguarda le segnalazioni riguardanti presunte irregolarità nello svolgimento della prova di accesso ai corsi di laurea delle Professioni sanitarie dell’Università di Catania, tenutisi lo scorso 3 settembre, il rettore sottolinea che “l’Ateneo è ancora in attesa di conoscere quali potrebbero essere state, nello specifico, le violazioni di cui parla la sezione catanese dell’Unione degli universitari, prima di poter stabilire come agire”.
“In linea di principio – conclude Pignataro – noi siamo comunque per estendere a quanti più giovani possibili il diritto all’accesso all’istruzione universitaria. Ma il diritto allo studio non è realmente tale se gli atenei non sono messi in grado di offrire a tutti i propri iscritti un servizio di qualità. E ciò è impossibile senza una netta inversione di rotta rispetto alla tendenza che ha visto ridurre del 15%, soltanto negli ultimi 5 anni, l’ammontare dei finanziamenti e la dotazione del personale nelle università italiane”.