Si è conclusa la settimana scorsa la 60° edizione del tanto discusso Taormina Film Festival. Un red carpet d’eccezione ha visto protagonisti star italiane e straniere, tra cui Christian De Sica, Raul Bova, Claudia Cardinale, Matt Dillon, Ben Stiller, Eva Longoria, John Turturro, Melanie Griffith.
Da otto anni a questa parte la kermesse, riconosciuta a livello mondiale, è convenzionata con l’Università degli studi di Catania, dando la possibilità a giovani studenti di partecipare come volontari e seguire più da vicino l’organizzazione dell’evento. Avendo da sempre avuto una passione per il cinema e per la comunicazione, ho deciso anche io di provare questa esperienza e di condividere le mie impressioni.
L’organizzazione della 60° edizione non è stata tutta rose e fiori. La crisi che sta attraversando l’Italia ha influito parecchio, indebolendo anche le strutture più solide. Nonostante i mille ostacoli e le tante critiche, con grande sforzo e sacrificio, lo staff del TaoFilmFest è riuscito a portare avanti lo spettacolo.
Avendo sostenuto i colloqui di selezione a fine maggio, mi addentro in questa avventura che inizia il 13 giugno. Tanta la voglia di fare e di apprendere, al fine di portare con me un bagaglio pieno di conoscenze. Il mio compito è stato quello di assistere la direzione artistica, cioè i festival programmers. Dalla mattina alla sera un viavai di gente, produttori, attori e organizzatori hanno riempito l’ufficio per gestire al meglio il tutto. Noi volontari, sempre pronti e attenti, abbiamo cercato di attenuare la mole di lavoro, offrendo sempre la nostra disponibilità. Non si trattava di fare foto con i “big” o di chiedere un autografo, era qualcosa di più stimolante: parlare con loro e rendersi utile. Il volontario del TFF sa che per essere utile all’organizzazione ha bisogno di tanta pazienza, sacrificio e spirito di gruppo. Il volontario, così come lo stagista, ha il compito di apprendere. Il che non significa che avrà mansioni d’eccellenza e di privilegio.
Sono stati otto giorni di lavoro intenso, ma il tutto in un clima di amicizia e solidarietà. Uno staff che tra battute e sorrisi ha cercato di fronteggiare i problemi e incoraggiare noi giovani. Si tratta di un’esperienza che ti permette di imparare a gestire lo stress, di essere pronto agli imprevisti, ma anche di essere fiero a fine giornata quando tutto prende la giusta piega.
Tra i diversi aneddoti che mi piace ricordare, c’è un gesto di grande tenerezza da parte dell’attore americano John Turturro. Quest’ultimo, avendo dovuto rifiutare la richiesta di alcune ragazze di farsi una foto, rivedendole dopo qualche ora e ricordandose, si scusa e si presta a foto e qualche chiacchiera. Un gesto che la dice lunga sulla grande personalità dell’attore.
In otto giorni di festival può accadere di tutto: amare, litigare, fare nuove amicizie, piangere, ridere, arrabbiarsi, volersi bene, ricordare, dimenticare. Un mix di emozioni, di fluidi che attraversano il corpo cercando invano di trovare un equilibrio perfetto.
Ma ecco che accade qualcosa proprio là, in quel posto magico che è il Teatro greco di Taormina. Si spengono le luci, si accendono le stelle e inizia lo spettacolo. Le emozioni della giornata trovano posto, come in un puzzle.
Tengo a ringraziare tutto lo staff del festival che mi ha permesso di crescere professionalmente e in particolare i miei responsabili Fabio Longo, Carmen Raciti, Cirino Cristaldi e Giampiero Gobbi, oggi diventati un punto di riferimento.
Chissà che l’anno prossimo non sia in cantiere un altro Festival da volontaria!