“Eโ ora di andar via
Sere tutte uguali
รจ ora di andar via
sui tavolini solo bottiglie vuote
e posa cicche pieni
li sono rimaste tutte le loro tristezze
Voglio ancora rimanere
lente ore a cullarmi
Sere ancora uguali
รจ ora di andar via
corpi ubriachi che ciondolano
e si scontrano
nei bicchieri sono rimaste le loro tristezze.”
Questo mese per la rubrica Liber-Amanti, abbiamo deciso di recensire la raccolta di poesie intitolata “Stabili Equilibri Precari” di Francesco Montalto, autore siciliano. โStabili equilibri precari”ย libro d’esordio di Francesco Montalto respira e fluisce in intense pagine di poesia. D’ispirazione “bukowskiana”, l’autore si muove tra la trasparenza della parola e lo splendore dell’immagine. Si manifesta nell’atto di racchiudere nel verso gli anni che vanno dal 2008 al 2011. Un viaggio denso di solitudine, di inquietudine, di indecisione, della ricerca di sรฉ stesso, di albe ubriache e di quell’equilibrio quasi sempre precario. Vita sbalzata via dalla realtร come frammenti, smorfie, come fotografie. La qualitร recitativa, il patrimonio espressivo colto, ma allo stesso tempo popolare, una poesia oscura, musicale, simile alla mano che ripete le note al pianoforte e al polso che si addestra alla scioltezza. Queste poesie hanno il sapore delle cose narrate, dove le liriche concentratissime condensano sensazioni, immagini, pensieri con illuminazioni improvvise, folgoranti, non bisognose di commento per unโimmediata evidenza che conquista e affascina; proprio per tal motivo riesce a stabilire un rapporto con il lettore, una strada percorribile a doppio senso: lettore-autore, autore-lettore. Utilizza le parole per produrre immagini in grado di trasmettere lโintensitร di unโemozione, di un sentimento, dove emerge la qualitร tecnica, visibile nella ricchezza dei versi, ma anche la consapevolezza dell’uomo moderno, delle sue paure, della mancanza di sistemi di riferimento, delle sue contraddizioni. Un’esistenza precaria, ma libera, fuori dagli schemi, autentica. Una beffarda presa in giro dei desideri umani che lasciano spazio alla ricerca. La ricerca di un qualcosa di diverso, di quel qualcosa che non si conosce, la ricerca di se stessi. L’epopea dell’uomo che โesceโ a conoscere ed interrogare se stesso ed il mondo, ma “in fondo dopo tanto parlare, piove ancora a dirotto”.