Annullata l’assegnazione del concorso per ricercatore in storia contemporanea e restituita al legittimo vincitore, il ricercatore Giambattista Sciré.
Una sentenza del Taranto, mette fine ad no dei casi più discussi degli ultimi anni all’Università di Catania.
La terza sezione del Tar della città siciliana ha annullato l’assegnazione del concorso per ricercatore in storia contemporanea in un primo tempo toccata a un’architetta (la segretaria di un docente dell’università) per restituirla a Giambattista Scirè, legittimo vincitore.
Come si legge su Repubblica.it, è la storia di Simone Neri Serneri, giovane rampante figlio del professor Neri Serneri presidente della commissione, già sovrano di Medicina a Siena, fosse vicino alla candidata. Ne aveva ospitato i lavori nei libri che lui aveva curato. Aver imbracciato l’arma del ricorso è costato all’escluso Giambattista Sciré, il numero due del concorso, un ostracismo al limite del mobbing (riverberato anche nella valutazione nelle recenti abilitazioni nazionali).
Il Tar – con una sentenza netta e sinceramente imbarazzante per i responsabili del concorso, per lo stesso ex rettore di Catania Antonino Recca – ha esautorato la commissione, la cui decisione viene via via definita “illogica, irregolare, incoerente, incongrua”, ha dimostrato che una commissione nei concorsi universitari non ha un potere e un arbitrio assoluti, ma deve attenersi alle regole, al bando, al merito, e poi – cosa davvero rara – ha trasmesso la sentenza alla procura della Corte dei conti affinché valuti l’eventuale danno cagionato allo Stato da una decisione presa sull’onda della raccomandazione.