In Italia, la stragrande maggioranza dei giovani è mantenuta dai genitori e fino a 30 anni vive ancora con loro sotto lo stesso tetto, tutti insieme appassionatamente. L’Italia è un paese di mantenuti, ebbene si. Questi giovani saranno mai in grado di rendersi indipendenti? La crisi c’entra qualcosa ma a volte ci si culla troppo tra le braccia di mamma e papà. La Cassazione finalmente ha detto basta con una recente sentenza, costituirà certamente un importante precedente vincolante per la dottrina e la giurisprudenza odierna riguardo la secolare diatriba: “Mantenimento ai figli si o no e perchè”.
Il fatto accaduto a Roma narra di un ventenne, figlio di una coppia separata, a cui veniva versato mensilmente un assegno di 700 euro più altri introidi per spese extra dal padre.Quest’ultimo lo manteneva perchè conscio che il figlio frequentasse l’università. Da esterni non si può non ricondurre la situazione ad un episodio comune che spesso e volentieri si verifica in Italia. Chissà quanti genitori, ignari del loro uso effettivo, effettuano ricariche a carte di credito dei propri figli. I figli sperperano gli assegni di mantenimento per la vita mondana e per permettersi un alto tenore di vita, ma questo come? Alle spalle dei genitori, che invece lavorano e li mantengono nella speranza che questi si laureano oppure aprano un’attività e quindi siano capaci economicamente di badare a se stessi.
Ci pensa la Cassazione a vigilare sulla buona fede dei genitori, ed ecco che afferma prontamente:“I figli maggiorenni devono essere mantenuti soltanto se meritevoli di tutela”. Insomma, cari giovani, il mantenimento ve lo dovete sudare e soprattutto dovete dimostrare di meritarlo, perchè da adesso in poi nulla più vi sarà dovuto come accadeva fino a qualche tempo fa.
Ѐ sempre stata problematica la questione sul mantenimento del figlio “nullafacente”, nel 1998 la Cassazione affermava: “Il dovere di mantenimento del figlio maggiorenne cessa all’atto del conseguimento, da parte del figlio, di uno status di autosufficienza economica consistente nella percezione di un reddito corrispondente alla professionalità acquisita in relazione alle normali e concrete condizioni di mercato”; poi nel 2004sempre la Cassazione sull’obbligo dei genitori che non può protrarsi sine die: “trovando il suo limite logico e naturale allorquando i figli si siano già avviati ad un’effettiva attività lavorativa tale da consentir loro una concreta prospettiva d’indipendenza economica, o quando siano stati messi in condizioni di reperire un lavoro idoneo a procurar loro di che sopperire alle normali esigenze di vita”e infine nel 2006 la Cassazione parla soltanto di obbligo di alimenti in caso di difficoltà economica dei figli già usciti dal nucleo famigliare: “una volta che un figlio si sia reso autonomo, non sono più ipotizzabili nè un suo rientro o una sua permanenza in famiglia nella posizione dell’incapace d’autonomia, nè un ripristino in suo favore di quella situazione di particolare tutela che il legislatore ha inteso predisporre in favore dei soli figli i quali ancora la detta autonomia non abbiano conseguita(…….); nell’ipotesi, quindi, in cui venga meno, per qualsiasi causa, la già conseguita indipendenza economica, la tutela apprestata dall’ordinamento in favore del soggetto rimasto privo di mezzi, sempre che l’evento negativo non risulti a lui imputabile, è quella del diritto agli alimenti”.
Tutte queste pronunce eppure in nessuna di esse si era mai fermamente detto di privare i figli del mantenimento nel caso in cui non fossero usciti dal nucleo famigliare e quindi ancora “dipendenti” dai genitori. Soltanto adesso il mantenimento e l’autonomia dei figli assumono un valore educativo e applicando questo criterio non saranno più presunti e scontati. Cari miei giovani, volete il mantenimento? Impegnatevi o per lo meno provate a concludere qualcosa.