Nostalgia, lontananza e infine compassione, si chiude con l’analisi di questo sentimento la trilogia di saggi scritta da Antonio Prete, che ha presentato il suo ultimo lavoro Compassione. Storia di un sentimento, edito da Bollati Boringhieri, il 13 novembre presso la sede di viale Jonio dellelibrerie Cavallotto.
Una sala gremita ha accolto il professore di Letteratura comparata all’Università di Siena, introdotto dalle prof.sse Rosa Maria Monastra e Rosalba Galvagno.
Si è discusso del rapporto fra compassione e amore, fra compassione e tragico e del più primordiale rapporto fra il dolore animale e quello umano, in autori come Dostojevski e Verga, temi cardine di questo saggio incentrato sull’analisi artistico-letteraria di questo sentimento.
Al termine dell’incontro, abbiamo posto qualche domanda al professore…
Il quadro scelto per la copertina è l’unico a tema religioso dipinto da Van Gogh; in questa scelta si può intravedere il destino odierno di un sentimento come la Compassione, sempre più raro, unico e volontariamente obliato?
Abbiamo scelto Van Gogh, d’accordo con l’editore, sia per la sua unicità, – afferma il professore – sia a causa di una serie di lettere che il pittore scambiò con Gauguin dove il primo affermava la propria incapacità di dipingere soggetti di questo tipo; solo dopo riuscì a copiare una pietà di Delacroix, trasformandola con l’uso del colore e rovesciando le posizioni dei personaggi.
Mi ha colpito il fatto che Van Gogh, che si diceva incapace di dipingere una pietà, ad un certo punto ne abbia realizzato una fra le più espressive, perché è un opera in cui il suo stile pittorico viene messo tutto allo scoperto.
L’origine del termine “compassione”è legata a quell’ operazione di immedesimazione condotta dagli spettatori durante le rappresentazioni tragiche, in età ellenica. In quel caso il gesto empatico scaturiva da una finzione, potremmo dunque affermare che tutt’oggi nella compassione permane un residuo di finzione, che si è trasformata in ipocrisia?
Indubbiamente anche la filosofia ha considerato la compassione sotto questo punto di vista, come un momento in cui un essere umano ha compiacenza delle proprie buone azioni e in cui sente confermato il suo senso di sè, della sua virtù; nonostante ciò nel saggio ho preferito trattare della compassione soprattutto per parlare del sentimento che scatta davanti all’altro che si trova in uno stato di sofferenza.
La “catarsi” di età ellenica, inoltre, oltre che finzione aveva anche una funzione formativa, addirittura per Aristotele conduceva all’etica, vedi l’esempio dell’Etica nicomachea o della sua Poetica, dove si vede una sofferenza che diventa liberatoria quando si avverte uno stato di finzione teatrale.
Infine, nell’ultima parte del mio libro ho trattato della compassione verso gli animali attraverso racconti nei quali l’essere umano non può sentire compiacenza nel dolore dell’animale in quanto essere disarmato, questo fa scattare la consapevolezza per l’uomo di essere un vivente fra i viventi nella fragilità. Non lo considererei un sentimento religioso ma cosmico, anche se la compassione può far capolino in alcune letture strumentalizzate, può ad esempio essere politicizzata, diventare cioè uno strumento del potere.
Lei è anche un poeta; come vede l’arte poetica e la figura dell’artista?
Penso che la poesia permetta l’accrescimento della vista interiore dell’essere umano; con il suo sguardo il poeta può scorgere chiaramente laddove vi è un sentire ancora oscuro, egli possiede un’altra vista come direbbe Leopardi.
Ha già scelto il tema portante del suo scritto successivo? E quale sentimento le piacerebbe analizzare in un prossimo saggio?
Pur non avendo in programma ancora il prossimo libro, ho in mente di lavorare su una raccolta di racconti brevi e magari di poesie.
Il sentimento di cui vorrei trattare in un eventuale prossimo saggio è la gioia, nella sua sfumatura chiamata letizia, e sulla visione che se ne aveva nel Medioevo, soprattutto dal punto di vista di correnti di pensiero quale quella francescana.
Quali libri ci sono in questo momento sul suo comodino?
Nella pila di libri che affollano il mio comodino, in questo periodo spiccano dei racconti inediti di Carlo Cassola e una raccolta di biografie su vari autori come Manzoni e Dostoevskij che mi ha inviato Pietro Citati, con il quale intrattengo una corrispondenza letteraria da tempo; infine non mancano mai le poesie, degli autori più vari.
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