In questi giorni mi chiedo se esista davvero un “governante perfetto”. Le turbolente vicende che stanno interessando il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri sono ormai note.
Grazie a un provvidenziale intervento del Ministro è stata accelerata la scarcerazione di una detenuta, già conoscente della Cancellieri. Non è mia intenzione entrare nel merito dei fatti perché su questioni così delicate anche i più timidi ma infondati giudizi possono provocare più danni di quanto si possa pensare. Vorrei invece soffermarmi sulle dichiarazioni rilasciate dal Ministro Cancellieri, per esaminare insieme a voi la figura del governante di oggi. Il già Ministro dell’Interno, facendo leva sulla sua responsabilità delle carceri, è intervenuta con il dipartimento amministrazione penitenziaria in quanto a suo avviso la detenuta Giulia Ligresti avrebbe potuto compiere gesti inconsulti. Fin qui è tutto regolare, si tratterebbe di un comportamento eccellente se non fosse trascurato il particolare che la famiglia della Cancellieri è legata alla famiglia della signora scarcerata. Il Ministro parla di umanità, dice di aver agito per evitare il peggio. Giusto. Giustissimo. Ma un governante deve provare umanità solo per le persone che conosce? Un governante deve lavorare per tutti i consociati o solo per una parte di essi? Se Anna Maria Cancellieri non avesse avuto legami con Giulia Ligresti, quest’ultima oggi sarebbe fuori dalla cella in cui si trovava? Sono questi gli interrogativi che mi inchiodano. Interrogativi che suscitano in me molti pensieri che spaziano fino a farmi pensare alle ipotetiche caratteristiche che il governante perfetto dovrebbe avere.
In Parlamento, la Cancellieri ha anche parlato di sentimenti, spiegando all’Assemblea di aver telefonato perché mossa da moti umani. Anche questo è comportamento per nulla criticabile e meritevole di plauso: ma in che condizioni si trovano gli altri detenuti? Per loro esiste qualcuno che si adopera mosso da sentimenti umani? Il Ministro ha giustamente sottolineato l’impossibilità di mantenersi in contatto con i tutti i detenuti d’Italia. Mi trovo a concordare anche su questo punto. Come si può però spiegare questa disparità di trattamento? C’è o non c’è una vera spiegazione? Si può riflettere, come ho tentato io in quest’articolo insieme a voi. Ma trovare la soluzione non è per niente semplice. Di certo, la soluzione non è attaccare il Ministro che in Parlamento si è saputa ben difendere. Dovremmo allora rinunciare all’idea di un “governante perfetto”? Forse.
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