Ieri, 23 ottobre 2013 sono stati appesi dei cartelli nella sede centrale di Giurisprudenza, Villa Cerami, per contestare l’inettitudine del dipartimento a voler favorire i propri studenti.
La questione già preannunciata dai rappresentanti degli studenti e ampiamente pubblicizzata nei social network parte con l’attivazione dell’hashtag #protestagiurisprudenzacatania e riguarda la sollecitazione dell’applicazione di una delibera da parte del Senato Accademico 93/2012.
I rappresentanti degli studenti hanno sollevato la loro applicazione in quanto: “La pretesa questa volta aveva come fine di favorire alcuni studenti, anzi tre/quattro studenti laureandi. Vi parliamo di studenti meritevoli. Studenti che se si laureassero entro novembre si laureerebbero come studenti regolari, con una carriera perfetta, in regola. Cosa glielo impedisce? Un cavillo burocratico. Infatti per conseguire il titolo di laurea occorre che lo studente superi l’ultimo insegnamento almeno 15 gg prima dell’appello di laurea. L’appello di novembre apre giorno 22 e molti esami (tutti) sono successivi al 7 novembre, essendo dunque ostativi al soddisfacimento del requisito dei 15 gg prima”
Ecco che: “Pensiamo dunque ad una possibile soluzione: esiste una delibera (la n. 93/2012 del Senato Accademico) che prevede per gli studenti ripetenti e fuori corso l’inserimento di un appello in aggiunta a quelli riservati attualmente previsti. Fa il caso nostro, poiché nostra intenzione ultima è mediare. La nostra proposta è la seguente: far presente che esiste questa delibera, che non viene applicata da ormai un anno, e richiedere, per mediare (e non sembrare i soliti pretestuosi, anche se di pretestuoso ad onor il vero non c’è nulla), che gli appelli riservati siano fissati ad inizio novembre e ad inizio aprile, con prolungamento obbligatorio fissato ad una distanza di 21/28 giorni. Una proposta, a nostro parere, che mediasse tutti gli interessi coinvolti (chi lo vuole prima per sfruttarlo per la laurea, chi lo vuole dopo per prepararsi con una distanza sufficiente dall’ultimo appello regolare). Sia chiaro che dati gli attuali numeri dei laureati in corso (irrisorio, nemmeno una cinquantina degli immatricolati), questa è una questione che coinvolge la generalità degli studenti. A questo punto in un incontro col professore Auletta, in qualità di Presidente del corso di laurea, ci viene prospettata una scelta: a) ottenere l’applicazione della delibera e quindi due appelli in più di quelli attualmente previsti per le sessioni straordinarie, ma con la soppressione dei prolungamenti obbligatori delle sessioni invernale ed estiva (per intenderci la data di fine febbraio/inizio marzo e l’ultima data di luglio e quindi in sostanza scegliere se dare un appello in più ai ripetenti e ai fuoricorso per togliere a tutti gli studenti); o b) lasciare lo status quo, ma con il patto che noi non proporremo più la questione che porta all’applicazione di tale delibera (la 93/2012). Sia chiaro: attualmente non vi è un obbligo che impone i prolungamenti obbligatori attualmente previsti (febbraio/marzo e luglio), in quanto sono mere concessioni.”
I rappresentanti degli studenti sono stati messi dinanzi ad un aut aut e si sono trovati “costretti” a dover optare per il mantenimento dello status quo.
Le parole conclusive di uno dei rappresentanti: “Ovviamente è molto frustrante, per noi, condurre in tali termini l’attività politica. Ognuno di noi sacrifica del tempo, attività e altro per condurre, con impegno, tale incarico. Diventa quindi umiliante, per noi, scoprire che il problema non è giuridico (l’applicazione di ciò che è previsto senza il sacrificio di nessun diritto e condizione già acquisita, poiché questo non è compromesso per noi, ma negoziare), quanto politico (noi siamo 9 in consiglio e di fronte all’elevato numero dei docenti, incidiamo quanto il due di coppa a briscola a mazze se non troviamo la disponibilità di un numero cospicuo di docenti pronti ad accogliere le nostre istanze).”
I rappresentanti degli studenti si trovano con le mani legate e già stamattina sono stati tolti i cartelli dai cancelli di Villa Cerami, inoltre sorge spontaneo un paragone con la facoltà di Giurisprudenza di Catania e quella di altre città in Italia. Per esempio a Parma dal 3 anno in poi sono previste delle convenzioni stipulate con il Tribunale, Notarile e Giudice di Pace che permettono agli studenti di fare degli stages.
In Italia, sempre Catania, vanta di essere uno dei pochi Atenei a dare due appelli più un prolungamento (a discrezionalità del professore) a sessione d’esami, gli studenti auspicano il ritorno dei 3 appelli fissi più prolungamento facoltativo. Inoltre ciò che veramente penalizza Giurisprudenza a Catania è l’età media dei laureati e quest’ultimi una volta fuori devono far fronte al mondo del lavoro, senza mai aver fatto un minimo di pratica con poco tempo per poter scegliere l’ambito di competenza un po’ a scatola chiusa.
Siamo sicuri che il Dipartimento faccia l’interesse dello studente o ci rema soltanto contro?