Il racconto dello spettacolo live andato in scena venerdì sera al Qubba che ha visto come protagonista l’artista romano capace di muoversi con gran disinvoltura nei terreni del pop e del rap italiano.
Un gran bel casino. Si può riassumere così il concerto di Coez andato in scena venerdì sera nella suggestiva cornice del Qubba di Catania. L’artista romano, sempre meno rapper e sempre più cantautore, ha fatto tappa nel catanese con il suo tour che prende il nome dal quarto album in studio “Faccio un casino”. Un disco anticipato dal singolo omonimo – scritto insieme a Niccolò Contessa de I Cani – che sta avendo un successo clamoroso testimoniato anche dai tantissimi presenti venerdì sera al live. Un pienone che comunque era nell’aria, tanto da far anticipare l’apertura delle porte alle ore 21.
Coez sale on stage alle 22:40 circa, accompagnato da Gaspare alla chitarra (così come lo scorso inverno quando si esibirono in acustico sempre nella città etnea), Banana alla consolle e Passerotto alla batteria.
I primi pezzi in scaletta sono Still fenomeno e Ciao, ovvero i primi due brani dell’ultimo album autoprodotto. Smanicato di jeans ed immancabili occhiali da sole, Coez scatena il già caldissimo pubblico sulle note di Forever alone, tanto da dover chiedere simpaticamente a chi è in transenna di non esagerare con le urla visto il ritorno in cassa.
Il cantante nato a Nocera Inferiore, ma romano d’adozione è a tutti gli effetti tra gli artisti più rappresentativi della scena musicale attuale e nel tempo si è affermato come uno dei più amati e apprezzati del nuovo cantautorato italiano: tale conferma la si ha quando Passerotto abbandona la batteria per sedersi alle tastiere e suonare Yo mamma.
Sì perché Coez, dietro ai tatuaggi e agli occhiali scuri, nasconde tutto sommato un animo sensibile e malinconico, un’indole riservata che ha solo un bisogno imprescindibile, quello di fare musica. Per questo lui e la sua band (Banana su tutti) sentono la necessità di incoraggiare la gente ad andare ai concerti; se poi l’effetto è quello che si ottiene in pezzi come La musica non c’è (al termine della quale ringrazierà Contessa) e Le luci della città, beh tutto di guadagnato sia per chi sta sopra sia per chi sta sotto al palco.
Un live che vive difficilmente momenti di “piatta”, grazie a brani nuovi come Occhiali scuri e Parquet e ai meno recenti quali Jet, Lontana da me e Ali sporche, dove tra l’altro l’assolo di Gaspare è da standing ovation (così anche la performance dell’intera band) e Silvano (per chi non lo sapesse è questo il vero nome di Coez, quello invocato infatti più e più volte dal pubblico durante il concerto) si lascia scappare l’emozione di chi ce l’ha fatta, raccontando come 8 anni fa questo pezzo prendeva corpo nella cameretta di casa sua ed ora è cantato all’unisono da tutti coloro che si trovano al Qubba.
Il concerto si avvia alla conclusione con un crescendo d’emozioni tale che Silvano sembra non voler più lasciare lo stage: il rapper non abbandona il palco nemmeno per la pantomima dell’encore e allora Costole rotte insieme al bis del successone Faccio un casino chiudono un live che dato il numero di tagliandi strappati riconosce a Coez la capacità di arrivare con le sue rime e suoi stralci di vita quotidiana ad un pubblico vastissimo, fatto per lo più di millennials ma capace di catturare anche i meno giovani. Il risultato? Un gran bel casino appunto.
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