Andrea Masiero, studente lavoratore laureato in Scienze e tecnologie della comunicazione e conosciuto con lo pseudonimo di Ma Rea, è un poeta errante italiano. I suoi versi non sono raccolti tra le pagine dei libri, ma stesi per le strade delle città. Amore per la bellezza, desiderio di promuovere poesia e arte decorando la città sono alcuni degli elementi principali della sua poetica.
A parlarci di Ma Rea e del suo “Stendiversomio” è proprio Andrea.
1. Chi è Andrea Masiero, in arte Ma Rea? Da dove proviene questo pseudonimo?
«Andrea Masiero è la radice dai cui nasce e si sviluppa Ma Rea. E Ma Rea è l’evoluzione di Masiero Andrea. Ma Rea è un volo nel mondo della poesia, una possibilità e una scommessa su un altro io. Ma Rea è la scoperta della città di Atlantide dentro Masiero Andrea. Lo pseudonimo è una chiara metafora del mio modo di essere: ora ovunque e ora in nessun posto. Alta e bassa marea alternate perché la presenza trae il suo valore dall’assenza e viceversa. Però una Ma Rea frammentata perché nasce dall’identità anagrafica; in concreto, gli estremi di MA-siero and-REA»
2. Cosa è la “poesia di strada”?
«La poesia di strada è freschezza letteraria. È una forma di arte contemporanea figlia della poesia visiva. È un tipo di poesia che ha gambe proprie e va lei stessa ad incontrare le persone quando meno se lo aspettano. Il tutto a beneficio dei nostro bisogno primario chiamato ‘’Poesia’’».
3. Oggi, anche nelle grandi librerie, solo una piccola parte è riservata ai testi poetici. Pensi che i giovani siano “disabituati” a questo genere letterario?
«Non credo siano disabituati, penso proprio che la poesia sia per loro una cosa aulica e difficile, troppo accademica e poco adatta alla frenesia contemporanea. Ecco che la poesia di strada si muove in un contesto perfettamente in linea con le tecniche di comunicazione attuali. Messaggi diretti e decontestualizzati rispetto ai luoghi canonici. Una sorta di adulazione estetica e formale che può avvicinare molti giovani ad un mondo che trascende e attraversa quello odierno. Meglio avere un ricordo fondamentale della poesia piuttosto che marginale. E la poesia di strada può aiutare».
4. Quando hai capito di esserti innamorato della poesia?
«Alle superiori. Ovvero a 30 anni circa, quando ho iniziato a scrivere poesia e stavo terminando il quinto anno di liceo. Sì, perché ho iniziato a studiare da zero all’età di 27 e a 35 mi sono laureato. Un percorso impegnativo fatto lavorando sempre a tempo pieno. Forse la scelta migliore della mia vita. Tanto impegnativa quanto straordinaria. Un percorso di conoscenza di me stesso. E, prima la poesia e poi la poesia errante. Una fusione indissolubile di arte e poesia. E oggi sono qui. Ma Rea e lo Stendiversomio».
5. Cos’è la poetica dello “Stendiversomio”?
«Lo Stendiversomio è l’autore di tutto, delle poesie e delle opere. Nasce come poesia nel febbraio 2011 ed esprime la poetica che sarebbe nata di lì a poco. Lo ‘’Stendiversòmio’’ sarebbe la morfologìa esatta, ma volutamente gioco sull’ambiguità. Così si legge, sia ‘’stendi verso mio’’ che ‘’Stendiversòmio’’. Il termine nasce dall’intreccio delle parole stendibiancheria e versuro (aratro in dialetto padovano). Prima smuovo il mio inconscio col versuro e raccolgo ciò che viene dal subconscio, infine assemblo tutto per poi stendere le poesie e le idee. Quando sono asciutte le raccolgo e le metto in circolazione. Proprio per questo tutte le opere sono firmate SV (Stendiversomio). Ma Rea è solo l’esecutore. Niente più. Un gioco di ruoli in cui si mischiano le carte e si articola sempre più il mondo della poesia errante».
6. Quali sono i poeti a cui ti ispiri?
«Adoro l’ermetismo del primo Ungaretti, la poetica musicale di Giovanni Maria Ripellino, Montale e il suo rapporto con il paesaggio, la forza espressiva degli haiku e di Lucille Clifton, le perle emotive di Emily Dickinson, Raboni e Pessoa, l’ironia di Palazzeschi e Sanguineti e lo spirito fanciullesco di Rodari e Calvino».
7. I tuoi versi sono stati stesi a Bologna, Ferrara, Roma, Ravenna e in molte altre città, quando verranno stesi sotto il caldo sole di Catania?
«So che in Sicilia c’è un buon sole e credo si asciugherebbero proprio bene. Spero molto presto. Sebbene non abiti proprio lì di fianco, un’occasione, prima o poi arriverà. Una comparsa a Catania l’ho già fatta all’Accademia di belle arti con l’opera di mail art ‘’Arcipelago poetico’’ esposta nella collettiva ‘’ ISLAND 2014: from Neverland to Utopia’’ e ripetuta anche nel maggio 2015. Sempre di poesia errante si tratta, ma la strada regala sempre altre emozioni»
8. Quali progetti poetici hai per il futuro?
«Tanti, forse troppi. E Pure molto eterogenei. ‘’Il ritratto ovale’’ è già pronto e sto aspettando solo l’occasione e il luogo giusti, ‘’Smart poetry’’ lo inauguro a breve; sto anche studiando come e quando inaugurare nuove tecniche in nuovi lavori. Ultimo, ma non meno importante: sto progettando varie idee di ‘’pubblicazioni’’. Sono ancora ad uno stadio embrionale, ma l’evoluzione promette molto bene. Una promessa fuori dagli schemi. Questo è poco, ma sicuro».