Ad iniziare i lavori, presso la Sala Rossa di Palazzo dei Normanni, i Rettori delle Università di Catania, Giacomo Pignataro, Messina, Pietro Navarra e il prorettore dell’Università di Palermo, Francesco Paolo La Mantia. Un incontro a cui hanno partecipato anche i giornalisti per discutere della questione relativa all’avvio dei corsi di Medicina e Chirurgia e di Infermieristica dell’Università Dunărea de jos Galaţi della Romania, che dovrebbero essere ospitati ad Enna presso l’Ospedale Umberto I, in virtù di un accordo tra l’Asp e la Fondazione Proserpina, promotrice della convenzione con l’Ateneo romeno. Presente anche una rappresentanza degli studenti delle tre Università, a ribadire come quanto sta accadendo non minacci solo la credibilità dell’intero sistema universitario italiano, ma rischi anche di vanificare gli sforzi compiuti dai ragazzi prima per superare le prove d’accesso nazionali e, poi, per completare il loro percorso di studio.
Nel corso dell’incontro – a cui hanno inoltre preso parte anche diversi parlamentari regionali – i tre rappresentanti degli Atenei siciliani hanno chiesto l’interruzione dei rapporti tra le strutture regionali e la Fondazione Proserpina che, tra l’altro, a fronte delle informazioni emerse nelle ultime ore, sembra avere in realtà la natura giuridica di società a responsabilità limitata (e dunque a scopo di lucro). I Rettori si chiedono come le strutture pubbliche sanitarie della Regione possano essere messe a disposizione di un ente non universitario che non risulta avere svolto alcuna attività di alcun tipo (Fondazione Proserpina) o di un’Università che non ha alcuna attività in ambito sanitario (Università Kore di Enna). Ancora più incomprensibile appare che le strutture sanitarie pubbliche possano essere utilizzate per un’attività formativa gestita da un’Università, quella rumena, con la quale non esiste alcuna convenzione tra di essa e la Regione: un apparato così importante e delicato, come un ospedale, finirebbe per essere utilizzato attraverso intermediari i quali non gestiscono direttamente l’attività che si svolge al suo interno e senza che la Regione abbia potuto verificare i requisiti del soggetto utilizzatore.
Nei loro interventi i rappresentanti delle Università siciliane hanno, inoltre, evidenziato l’esistenza di un problema relativo alla coerenza dei requisiti strutturali con i criteri previsti dal DPCM del 24 maggio 2001 (Linee guida concernenti i protocolli di intesa da stipulare tra Regioni e università per lo svolgimento delle attività assistenziali delle università nel quadro della programmazione nazionale e regionale ai sensi dell’art. 1, comma 2, del decreto legislativo 21 dicembre 1999, n. 517), già richiamato nel parere che il Coordinamento regionale delle Università siciliane rese nell’aprile dello scorso anno, in occasione di una istanza avanzata dalla stessa Fondazione Proserpina di istituzione di una nuova Università non statale, sempre a Enna e sempre per l’attivazione di corsi di area medica, che non fu accolta dal MIUR. In particolare, l’art. 3, comma 7, del DPCM fa riferimento, come criterio per l’individuazione delle strutture complesse funzionali alle esigenze di didattica e di ricerca, a soglie operative minime di attività assistenziale. A questo proposito, si è ricordato che le strutture ospedaliere dell’ASP di Enna presentano la dotazione di posti letto più bassa della Sicilia, e che circa il 50% di tali posti letto è concentrato in quattro discipline: medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, ostetricia e ginecologia. Il 40% circa della dotazione di posti letto dell’ASP di Enna, inoltre, si trova concentrato in piccoli presidi ospedalieri (oggi organizzati in Ospedali riuniti).
Infine, il territorio dell’ASP di Enna non è sede di pronto soccorso classificato hub. Considerate le ridotte dimensioni del bacino di utenza dell’ASP, in termini di numero di residenti, e ferma restando la qualità delle prestazioni erogate nei suoi presidi, i dati sopra riferiti fanno dubitare che quelle strutture possano avere quei requisiti di volume di trattamenti che l’attività formativa richiede.
Agli interventi dei Rettori siciliani, come detto, hanno fatto eco le rappresentanze degli studenti di Medicina e Chirurgia delle Università di Messina e Catania i quali hanno voluto ribadire l’urgenza di tutelare, con azioni immediate e concrete, la qualità della formazione dei futuri medici e, conseguentemente, la salute dei cittadini.
Rimane, dunque, ancora tutto aperto.
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