I Musica Nuda incantano all’Odeon

Lo “strano duo” approda finalmente a Catania: Il 29 ottobre 2012, in un live “nudo e crudo”, i due Maestri dell’essenzialità musicale si sono superati, lasciando il pubblico esterrefatto.

“La voce e il contrabbasso, capaci di riassumere fino all’osso le forze motrici della musica… ci guideranno in una corsa dalle origini del barocco al presente”. Questa la presentazione offerta al vasto pubblico. Già qualche ora prima del concerto, fuori è gremito. La gente fa la fila per entrare. Al box office è tutto esaurito da almeno un mese, ma c’è ancora qualche fan dell’ultimo minuto che tenta di barattare qualcosa pur di strappare un posticino avanzato, da qualche parte. E chi se l’aspettava che a Catania li conoscessero in tanti! Loro che sono colti, ma anche popolari. Semplici e lineari, pur nella loro complessità artistica. Loro che spaziano dal jazz più elitario, al cantautorato più sentito, senza tralasciare pietre miliari rock e persino liriche. Loro: i Musica Nuda. Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. L’urlo ancestrale e grintoso della voce proveniente dalle viscere della terra, lei. Le profonde vibrazioni dal fondo più fondo dell’anima, che invocano, toccano, lasciano il segno nell’incavo, lui. Due modi di usare il proprio strumento singolare, inedito, unico. Gorgheggi che si amplificano e si fanno suono puro, voce che si fa strumento. Corde pizzicate e vibrate che si fanno intera orchestra.

“E siccome è facile incontrarsi anche in una grande città…” (cit.), li abbiamo beccati prima del soundcheck e con infinita disponibilità e modestia, ci hanno concesso un bel po’ del loro tempo.

Lei è semplicemente DIVINA. E diva. C’è una follia permeata d’arte nel suo sguardo e senti che potresti perderti in quegli occhi; che, in meno di uno schiocco di dita, ne rimarresti inghiottito senza ritorno. Una Circe della musica. Una sirena odissea. Lui è “quello che non ci colpa”: imperturbabile come una pacifica cascata di note cristalline, che manco un uragano smuoverebbe mai.

 

Musica Nuda: un nome che racchiude… una scelta eclettica?

Spinetti: Racchiude in maniera perfetta quello che siamo. Spogliamo le canzoni e tutto viene ridotto all’osso. Mi sono detto: se una canzone è bella funziona bene sia chitarra e voce che pianoforte e voce, dunque, perché no, anche contrabbasso e voce.

Magoni: In questo modo risultano meglio il senso, le parole, cose che magari a volte trascuriamo e, distratti da altri strumenti, non seguiamo quello che ci sta dicendo veramente una canzone. Questo tipo di formazione ci permette di spaziare parecchio, ma sia che suoniamo un brano di Monteverdi o dei Beatles, o un pezzo nostro o i Pink Floyd, il suono è nostro ed è caratterizzante. Non amiamo dividere la musica in generi anche perché le categorie servono più per parlare di musica che per farla. Facciamo distinzione tra quella che ci piace e quella che non ci piace. Il bello del mettersi in gioco così è stato l’ampliare i nostri strumenti. Io mi prendo i miei spazi e la mia voce ci sta, Ferruccio suona il contrabbasso come non potrebbe fare altrove. Tutto ciò ha allargato la nostra tecnica e l’inventiva, fattore positivo anche per altre situazioni che abbiamo, insieme o singolarmente.

 

Avete altri progetti paralleli?

Magoni: Questo è il progetto principale ma non l’unico, anche se conciliare tutto è molto difficoltoso.

Spinetti: Musica Nuda ci toglie tipo L’85% del tempo! Il restante quindici ci resta per accompagnare i figli a scuola.

Magoni: Lui i suoi e io i miei, eh!

 

Ferruccio, definisci Petra in una parola: Spinetti: Eclettica.

Petra, definisci Ferruccio in una parola: Magoni: Spinetti… calmo.

 

Vi capita di immedesimarvi a livello intimo e personale nei brani che cantate? Penso a brani come “Una notte disperata” o “Complici”, i cui testi hanno un alto grado di profondità.

Magoni: Sicuramente si, anche quando non parla direttamente di me, c’è un lavoro quasi attoriale nell’interpretare certi brani. Più che altro amiamo le canzoni che suoniamo, sia che ci facciano piangere o ridere, cerchiamo sempre di eseguirli con grande rispetto. Anche per questo pensiamo che la nostra musica, per essere apprezzata, abbia bisogno di silenzio intorno. In generale, la musica andrebbe ascoltata di più. E’ che purtroppo se n’è un po’ perso il valore. Ce n’è troppa in luoghi non consoni, ovunque, dal ristorante all’ascensore, e finisce per diventare solo rumore. La gente è bombardata dai suoni, indipendentemente dal genere o dalla qualità. Non c’è più la sorpresa. Quando la musica era possibile sentirla solo live, quando c’era un suono nell’aria, tutti si fermavano… perché la musica è magia.

 

Avete parlato di rispetto per la musica che fate. Una certa parte di critica vi accusa di riarrangiamenti di cover un poco estrosi.

Magoni: Sicuramente qualcuno storce il naso, ma questo succede in qualsiasi operazione musicale che vada a spostare degli equilibri. Il nostro intento è sempre quello di essere rispettosi, questo ci tengo a dirlo, poi non si può piacere a tutti. Se mi vengono poste delle critiche le ascolto, magari ci ragiono su e magari cambio anche direzione, però sicuramente le intenzioni sono buone e nei pezzi, anche quando stravolti, non c’è una ricerca di originalità a tutti i costi ma un modo per mettere a fuoco qualche aspetto particolare.

Spinetti: Secondo me chi arrangia canzoni di altri deve avere la maturità e la capacità di stravolgerle in qualche modo. Se suonassimo “paro paro” con la stessa velocità e impostazione dell’originale, dove starebbe l’innovazione?

Magoni: L’esecuzione fedele fa parte soprattutto della musica classica che ha partiture scritte in un certo modo. Penso che nella musica “moderna”, ma anche jazz o popolare, non si possa prescindere da quello che è il personale.

 

Perché è tanto difficile essere apprezzati e valorizzati in Italia mentre all’estero avete un grande successo?

Magoni: L’Italia ci ha dato tante soddisfazioni. Fuori abbiamo avuto dei canali più importanti, cosa che qui magari non ci è capitata, però sicuramente il nostro paese numero uno è l’Italia e il pubblico ci segue! I dischi li vendiamo, anche se non facciamo il picco che ti permette di entrare in classifica. I grandi numeri li fai sul lungo periodo. Sono capitoli ampi da andare ad affrontare, il mercato musicale è molto falsato e anche la storia delle classifiche… io sicuramente preferisco vendere dischi a lungo andare, piano piano, piuttosto che fare un finto botto. Dopotutto ci definiamo “gli operai della musica”.

 

C’è chi si chiede che fine abbia fatto la musica di una certa qualità in Italia… e poi spuntate fuori voi. Perché in pochi se ne accorgono?

Spinetti: C’è sempre stata la buona musica, sono le persone che devono essere curiose e andare a cercare al di fuori di quello che ti propinano in televisione.

Magoni: Mi rendo conto che un progetto come il nostro possa anche mettere in crisi certe cose. Forse facciamo un po’ paura, perché esuliamo fuori dai canoni. Riempire i teatri col nostro percorso e con la nostra formazione sposta un po’ quelli che sono gli equilibri standard del fare musica. Probabilmente sulla carta anch’io direi “che palle un concerto contrabbasso e voce!”, quindi capisco che, soprattutto all’inizio, ci sia scetticismo da parte della gente.

 

Vi sentite di “scendere a patti” col monopolio delle major? E’ un sistema che punta più ai numeri che alla qualità? E dei Talent cosa ne pensate?

Spinetti: Abbiamo la fortuna di essere con la EMI, una grande major che ha creduto in noi e ci lascia liberi anche artisticamente di fare quello che vogliamo e questa è la riprova che le cose accadono. Il nostro ultimo disco ha venduto più di 10.000 copie in Italia. Un qualsiasi cantante andato l’anno scorso a Sanremo… non so se arriva a tanto! Magari uno o due, tipo Emma. (sorride)

Magoni: Investono ma investiamo noi, che ci abbiamo sempre tenuto ad essere produttori di noi stessi! I dischi sono assolutamente a carico nostro, la proprietà rimane nostra e diamo i diritti in licenza a chi ci crede. La Blue Note Emi ci ha creduto. E’ un momento difficile per tutti, quindi è anche giusto, per una casa discografica in vetta, produrre cose un po’ più “pop”. Si punta soprattutto a sopravvivere al momento, quindi certo che cercano chi ti fa i numeri, ma chi te li fa davvero? Siamo sicuri che uno che va a un talent show e poi vince ti faccia i numeri?

 

Però ci investono

Magoni: Sul momento. Sono operazioni fatte cercando di arraffare qualcosa. Ora non mi metto a fare nomi, però c’è gente che ha vinto un talent e… dov’è adesso?

Spinetti: Non è che il format non funzioni, è che non è un punto di arrivo ma di partenza. Poi devi essere tu ad avere la bravura e la maturità di sfruttare il treno che ti hanno messo a disposizione. Il problema è che spesso vincono dei ragazzini di 16, 18 anni, che non sanno nemmeno cos’è la Siae e si fanno assorbire da questo sistema. Dopo sei mesi hanno venduto un bel po’ di copie, si, ma che poi verranno buttate nell’immondizia della plastica o del cartone, a seconda del bidone.

Magoni: E questo può creare anche danni umani piuttosto gravi! La gente magari si diverte a vedere questi ragazzi che litigano, che piangono… ma la musica viene posta in secondo piano. Si creano dei personaggi. Magari arriva uno che ti fa il “rockettaro” e… cosa fai il rockettaro?! Cioè, sei ad Amici! E’ un programma: non musica.

 

Per voi l’esperienza a Sanremo com’è stata?

Magoni: La mia è stata divertente! Sono andata in treno e in treno sono tornata e non se n’è accorto nessuno. (ride) Ero molto giovane, non avevo per niente le idee chiare. Non ero convinta io per prima! E come puoi convincere qualcun altro se sei tu il primo a non crederci? Invece per Ferruccio l’esperienza a Sanremo è stato di altro tipo…

Spinetti: Si, gli Avion Travel venivano già da dieci anni di gavetta. Eravamo scettici, pensavamo che non si sarebbe accorto nessuno di questo strano gruppo. Invece nel ’98 siamo arrivati tredicesimi con tanto di Premio della critica e nel 2000 abbiamo vinto!

 

Lo rifareste?

Magoni: Mah, se ci fosse la garanzia di fare la nostra cosa, alla fine qualsiasi posto può andar bene, ma non credo proprio che ci accadrà di andare a Sanremo…

 

Non è nei prossimi progetti?

Magoni: Non ci chiamano!

Spinetti: Per noi Miss Italia finisce qui!

 

Artisti che vi ispirano?

Magoni: Proprio ispirazione no, però ci sono un sacco di artisti che mi piacciono e quando mi chiedono chi sono non mi viene mai in mente! Vediamo, ti dico un po’ di nomi a caso… però qualcuno rimane fuori di sicuro. Mi piace Paolo Benvengnù… e poi chi mi piace? (si fa suggerire da un amico) Mi piace Yma Sumac, Sting, Barbra Streisand… Ma da piccola volevo diventare IO, punto.

Spinetti: Io sono fissato col Brasile! Nel mio studio ho la foto con Chico Buarque, che ho avuto anche la fortuna di conoscere e con cui ho giocato a calcio! Quando sono in crisi e non mi viene un passaggio, un’idea, un accordo… guardo quella foto ed è come vedere il santino.

 

Spinetti, il pubblico e le signore in particolare, apprezzano molto la tua timbrica così sussurrata e sensuale. Avete mai pensato di sfruttare di più la tua voce?

Magoni: In effetti sta lavorando al suo primo album da solista!

Spinetti: Ma veramente non mi risulta… (afferma perplesso e divertito)

No dai, ci vuole il pezzo giusto…

Magoni: Ma perché solo le signore? Anche gli uomini apprezzerebbero questa voce così confidenziale!

Spinetti: Ci faremo un pensierino per il futuro.

 

Magari Petra potrebbe anche cimentarsi col contrabbasso

Magoni: Questo l’abbiamo fatto, in qualche serata dove finisce tutto tra luci e vino!

 

Vi va di darci qualche anteprima sul nuovo lavoro in uscita l’anno prossimo?

Magoni: Si chiamerà “Banda larga” perché coinvolgerà ben sessantaquattro elementi, tra cui una collaborazione molto importante con Daniele Di Gregorio, da vent’anni con Paolo Conte, che ha arrangiato per noi delle ensemble che vanno dalla “Piccola Banda” ad “Orchestra Sinfonica” e si cimenterà anche alla marimba. E’ un po’ un’occasione per vestirci a festa in occasione del nostro decennale.

 

Saremmo curiosi di sapere se avete riti propiziatori pre concerto… frutta siciliana a parte…

Magoni: Prima di salire sul palco bevo un bicchiere di vino e poi ho le mutande rosse. Un cantante senegalese mi ha spiegato che il rosso allontana le influenze negative. Quando ti esibisci, ti esponi,e c’è sempre qualcuno che è lì per recepire, quindi è uno scambio bello, ma anche qualcuno che ha intenzioni negative e quando tu sei esposto davanti alla gente, queste cose negative ti possono arrivare. Così mi ha detto “se indossi qualcosa di rosso ti proteggi da questa cosa” ed io ci credo, non ci credo, ma c’ho sempre qualcosa di rosso.

 

Grazie infinite per il tempo che avete speso con noi, i lettori di LIVEUNICT ne saranno entusiasti! Per un’aspirante giornalista-cantante come me, siete davvero un modello. Buon concerto!

 

Fu un concerto straordinario per tutti i presenti. Incantati e catapultati in un’altra epoca di broccato e cortigiani durante la prima parte, mai avremmo potuto presagire quel che ne sarebbe seguito. Aneddoti e confidenza col pubblico in un’atmosfera familiare, un pubblico più volte interpellato, persino nella scelta dei brani e… avete mai visto degli artisti fotografare il pubblico? Beh, fu solo una delle tante cose accadute in quella parentesi sospesa tra lo spazio e il tempo, in cui ognuno poteva illudersi di trovarsi dappertutto e in nessun luogo al contempo. Potevi chiudere gli occhi e, cullato da potenti e delicate note basse e da acuti stratosferici da cattedrale, ritrovarti in Abbey Road, in fila indiana coi Beatles, o di fronte al golfo di Sorrento, con le lacrime agli occhi ed una stretta al cuore. Potevi prenderti la tua “Notte disperata” o colorare le strade insieme a Lei. Scivolare lungo le curve d’un cammello per dune sconosciute in questo pazzo mondo…

 

La Magoni ha confermato le sue parole: la musica… è davvero magia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FOTO A CURA DI Cristina Chinaski ©

 

Lunaspina

Proofreading e Autrice Aspirante giornalista & scrittrice con la passione per il canto. Specializzata in recensioni musicali, cinematografiche, teatrali e di eventi culturali ed artistici in genere. Nomade per vocazione, eclettica di natura, polemica per indole, è in procinto di terminare gli studi in lettere moderne. Ha già pubblicato un libro (L'Iperuranio di Lunaspina) ed agogna ad una buona specialistica in giornalismo per il suo futuro. Conscia dei Dr. Jekyll & Mr. Hide che albergano nella mente di ogni essere umano, è attualmente impegnata ad affrontare le sue sfaccettate contraddizioni, fronteggiando a spada tratta le sue molteplici personalità con rispettivi alter ego, avvalendosi della compagnia delle sue amate bambine Saffo e Raja, rispettivamente cane e gatto, circondata dall'affetto dei suoi libri e del buon cibo.

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Lunaspina

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