“Una spogliarellista armena fasciata da una tuta di latex canta “Bang bang” nel giardino pensile di una cappella valdese sconsacrata, e nella scena successiva si taglia le unghie dei piedi nella stanza degli specchi di un’associazione massonica monegasca: progressivamente il rumore nitido delle forbicine si trasforma in ‘Wild Boys’ dei Duran Duran, sparata a