I dati forniti dall’Asp di Catania svelano una situazione più che preoccupante, o che almeno dovrebbe far riflettere sulla tanto dibattuta questione dei vaccini. Infatti, la Sicilia risulta essere tra le regioni italiane più colpite dal morbillo. Malattia una volta considerata infantile e che invece oggi colpisce anche adulti prossimi alla terza età. La provincia di Catania, poi, è l’area in cui la diffusione della malattia esantematica raggiunge numeri più alti.
Ritorna alla ribalta la questione dei vaccini. Infatti, proprio a Catania è morto un uomo di 42 anni a seguito della contrazione del virus del morbillo. Come spesso accade, solo dopo che un tragico evento si manifesta, l’interesse dell’opinione pubblica si fa più forte. Tante sono le domande e ci si chiede come sia possibile morire di morbillo, in Occidente all’alba del 2018.
Risponde a queste domande il dottor Mario Cuccia, responsabile del servizio epidemiologia dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania. Dalle sue parole emerge come in questo momento “C’è in atto un’epidemia di morbillo che ha picchi più alti del solito, è più prolungata nel tempo e tende a colpire non soltanto l’infanzia, ma anche gli adulti”. Alle dichiarazioni di Cuccia si uniscono i dati diffusi dal Ministero della Salute, secondo i quali la Sicilia è tra le prime sette regioni in Italia per numero di casi segnalati al sistema nazionale di vigilanza. I casi segnalati dall’inizio dell’anno fino ad ora sono ben 287 in tutta la Sicilia, ma attenzione. Di questo numero totale ben 165 casi si sono verificati nel catanese. “Numeri inconsueti e molto alti che sono legati alle mancate vaccinazioni”, sostiene il dottor Cuccia, il quale prosegue chiarendo che “ci sono anche casi di persone vaccinate, ma sono pochi e il quadro clinico è molto più lieve”.
Dal quadro che emerge, l’esperto di epidemiologia è in grado di sostenere che nella diffusione del morbillo “si è alzata anche l’età media si attesta intorno ai 23 anni, con casi limiti che sono un bambino di pochi mesi e un 59enne. Non è più una malattia dell’infanzia”. Una situazione da arginare e tenere sotto controllo, anche perché secondo l’Asp: “Solo a Catania i casi reali sono almeno mille. A noi arrivano solo le segnalazioni dei soggetti che hanno bisogno di essere assistiti in ospedale o negli ambulatori dell’Asp”.