L’Ipasvi annuncia: “Gli infermieri sono troppo pochi per garantire sicurezza ed efficienza dei servizi”. Le regioni più carenti sono Lazio, Campania e Calabria.
“Regione per Regione della condizione 2014 della forza lavoro infermieristica nelle Regioni italiane“ si intitola l’analisi realizzata dalla Federazione nazionale degli infermieri Ipasvi secondo la quale, tra il 2009 e il 2014, l’Italia ha perso circa 7.500 infermieri a causa dei tagli alla spesa e dei blocchi del turn over, soprattutto in Lazio, Campania e Calabria.
Il livello ottimale per un servizio efficiente prevederebbe la presenza di altri 47mila operatori sanitari, in modo di equilibrarne il rapporto con i medici: 3 a 1 quello adeguato, a malapena 2 a 1 quello attuale in alcune regioni d’Italia come la Sicilia, la Calabria e la Campania.
I dati, inseriti nel Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, sono stati resi noti in vista dell’aperture delle trattative sul nuovo contratto. Ma l’Ipasvi si è anche soffermata su alcune problematiche della professione:
- nei cinque anni gli stipendi sono stati ridotti in valore assoluto di 70 euro, ma in termini di potere di acquisto almeno del 25%;
- le faticose turnazioni a cui sono sottoposte gli infermieri. Significativo l’aumento della spesa per gli straordinari in alcune regioni, con punte del 4,5% in quelle meno “virtuose”.