Oggi 20 marzo si festeggia la Giornata mondiale della felicità ma oggi è anche l’avvento della primavera. Qual è la storia di questa giornata e quali sono i Paesi più felici?
Se osserviamo la top ten della classifica dei Paesi più felici del mondo, vince il nord. Al primo posto, secondo il rapporto mondiale della felicità 2016 presentato a Roma per la Giornata Internazionale della Felicità, si piazza la Danimarca, seguita dalla Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Canada, Olanda, Nuova Zelanda, Australia e Svezia. Non ci sono molte variazioni rispetto alla classifica dell’anno scorso. Secondo l’algoritmo, basato sulla condivisione di smile, in Italia la città più felice è Novara, seguita da Genova, Lucca.
L’Italia, secondo questo rapporto, si piazza difatti al 50esimo posto con un notevole declino che si registra di anno in anno. Lo studio ha analizzato la situazione in 156 paesi utilizzando sei variabili:
- PIL (prodotto interno lordo) pro capite;
- Servizi sociali;
- Aspettative di vita sana;
- Libertà sociale;
- Generosità;
- Corruzione percepita;
Il punteggio totale di ciascuna nazione è stato confrontato con quello di Dystopia, l’ipotetica nazione che annovera tutti gli scenari peggiori. Chiude la lista 2016 il Burundi, sull’orlo della guerra civile, preceduto dalla Siria, Togo, Afghanistan, Benin, Ruanda, Guinea e Liberia.
Dall’indagine, come è noto dai dati, ciò che inficia è l’iniqua distribuzione del benessere all’interno di un Paese. Le società più felici sono infatti quelle in cui c’è meno disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. La felicità percepita è il fulcro del report e non quindi il benessere di una nazione, mi chiedo dunque: “Può esserci un diritto alla felicità?”
Questa giornata è stata istituita dall’Onu il 12 luglio del 2012 e lo stesso segretario generale Ban Ki-moon ne ha ribadito l’importanza e soprattutto come noi tutti siamo coinvolti a curare i sintomi di una malattia chiamata infelicità. Se la Costituzione americana annovera la felicità all’interno della sua Costituzione, il quale fu anche recepito dalla Costituzione Giapponese, non resta che domandarci se per noi essere felici debba essere solo un’attitudine oppure se ne abbiamo pienamente il diritto! A voi la scelta.