Il femminicidio non è solo la violenza estrema contro una donna. È l’epilogo tragico di una lunga catena di soprusi, silenzi, sottovalutazioni. È un buco nero che risucchia non solo la vittima, ma intere famiglie. E in modo particolare i più fragili: i figli.
Secondo i dati dell’Osservatorio nazionale indipendente sugli orfani di femminicidio, presentati in Commissione parlamentare, sono 3.592 i minori rimasti orfani in Italia dal 2018 al 2022 a causa dell’uccisione della madre per mano di un partner o ex partner. Un numero sconvolgente, dietro il quale si nascondono volti, storie, pianti mai più consolati.
I bambini dimenticati: il dolore oltre la violenza
La statistica più agghiacciante riguarda l’età: il 67% degli orfani ha meno di 10 anni, e la fascia più colpita è quella tra 1 e 5 anni. Parliamo di bambini che imparano cosa vuol dire l’orrore quando dovrebbero solo imparare a scrivere il proprio nome. Bambini che perdono la madre, spesso per mano del padre, e che da quel momento entrano in un limbo emotivo, sociale e istituzionale.
Cosa accade a questi piccoli? Vengono affidati a nonni devastati dal dolore, a zii impreparati, a famiglie affidatarie. Spesso senza un sostegno psicologico adeguato, senza tutele economiche chiare, senza riferimenti stabili. Con traumi profondi che rischiano di esplodere in adolescenza o trasformarsi in cicatrici permanenti.
“In Italia, – racconta Bartoccetti, fondatrice di Telefono Donna – un orfano di femminicidio viene dimenticato dopo i primi passaggi della notizia relativa all’assassinio della madre sui media. Per loro non è previsto sostegno psicologico negli anni e l’unico supporto economico al quale possono rifarsi è esiguo e relativo a un fondo istituito in seguito a una legge del 2018 per gli orfani di femminicidio e le vittime di mafia. Tra l’altro ottenere quel denaro è molto difficile.”
La mappa del dolore: Sicilia tra le regioni più colpite
Il report “Attraverso i suoi occhi” realizzato dall’Osservatorio grazie all’intelligenza artificiale e al monitoraggio delle notizie giornalistiche, ha stilato una drammatica classifica. In testa c’è la Lombardia (499 orfani), seguita dall’Emilia Romagna (452), dalla Campania (377) e dalla Sicilia con 325 bambini rimasti orfani. Una regione, quest’ultima, già segnata da gravi fragilità sociali, che si trova ad affrontare anche questo ulteriore carico di dolore, una regione macchiata di sangue di povere vittime di Femminicidio, come evidenziato nell’articolo Femminicidio a Messina: uccisa studentessa universitaria di 22 anni.
Le priorità dello Stato
Le parole di Stefania Bartoccetti, presidente dell’Osservatorio, sono chiare:
“Abbiamo la necessità di fornire loro aiuto: sostegno psicologico, legale, accompagnamenti lunghi che vadano nella direzione della cura”.
Ma servono azioni strutturate, tempestive e concrete da parte dello Stato. Ecco alcune priorità:
- Fondi dedicati e stabili per garantire supporto psicologico e legale a lungo termine, in particolar modo l’accettazione della figura paterna\carnefice nella maggioranza dei casi;
- Tutela scolastica, con borse di studio automatizzate per tutti gli orfani di femminicidio;
- Piani di affido personalizzati, con formazione specifica per le famiglie affidatarie;
- Una banca dati nazionale per il monitoraggio e la presa in carico degli orfani;
- Leggi più severe e tempestive contro chi commette violenze domestiche e violenze di genere;
- Educazione affettiva obbligatoria nelle scuole, fin dalle elementari;
- Campagne sociali e mediatiche che parlino ai ragazzi e smontino i modelli tossici di mascolinità e patriarcato.
I figli delle vittime non devono pagare il conto dell’indifferenza. Ogni bambino che perde la madre per femminicidio diventa il simbolo di un fallimento collettivo: della famiglia, dello Stato, della cultura che lo circonda.












