Le otto varianti dette “sorvegliate speciali” solo quelle che attualmente sono in circolazione in tutto mondo, in seguito alle sequenze genetiche del Coronavirus. Le informazioni sono state raccolte in oltre 170 Paesi e depositate nella banca dati internazionale Gisaid, oltre che alle piattaforme Genebank e Nextstrain.
Oltre a Omicron e Delta, in alcuni paesi ancora persistono le varianti Alfa e Beta. Tra le versioni più recenti, invece, compare la B1.640 vista per la prima volta in Congo e la Mu in Colombia. Esiste ancora quella individuata in Danimarca: appartiene allo stesso gruppo di Omicron, ma indicata con la sigla B.1.1.529. Si distingue per alcune mutazioni sulla proteina Spike, l’artiglio con il quale il virus aggancia le cellule, e è quindi indicata come BA2.
La recentissima variante è Deltacron, segnalata dal Laboratorio di Biologia molecolare dell’Università di Cipro e chiamata così perchè riunisce mutazioni che appartengono sia alla Delta che alla Omicron.
L’albero genealogico del virus è molto complesso e intricato, più di quanto si potesse immaginare nel 2020 con la prima sequenza resa nota dalla Cina. Tuttavia, le nuove versioni sono sicuramente una miniera di dati preziosi che permette di inseguirne gli spostamenti e trasformazioni.
Questi dati hanno constatato il lancio delle nuove varianti, insieme alla fondamentale tempestività di diffusione. I dati genetici gettano anche la basi per progettare vaccini mirati, indicando a chi fa ricerca in questo campo i bersagli più efficaci da colpire.