CATANIA, 9 mar 2013 – La legge 20 febbraio 1958 chiamata Legge Merlin, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 55 del 4 marzo 1958, aboliva le case di tolleranza in Italia, meglio note come “Case chiuse”, e faceva cessare la regolamentazione della prostituzione, grazie all’impegno della senatrice socialista Lina Merlin, introducendo una lista di reati rivolti a contrastare lo sfruttamento della prostituzione. Ciò nonostante, il mestiere più antico del mondo continua a conservarsi lungo le strade italiane.
Fu da allora che periodicamente si ridiscute sulla possibilità di abrogare la legge Merlin e costituire dei “sex center” dove regolamentare il fenomeno della prostituzione sia a livello finanziario che sanitario.
Noi cittadini catanesi, insieme ai “forestieri” che passano dalla nostra città, abbiamo bene in vista questa piaga, che negli ultimi dieci anni è andata ad ingrandirsi, e vediamo una Catania popolata durante la notte da “passeggiatrici” di origine africana, sudamericana, romena e bulgara o più in generale dell’est europa, sfruttate da connazionali col benestare della mafia locale.
Infatti, diverse zone del catanese sono ormai famose per le “frequentazioni” e per essere diventate delle strade del sesso a pagamento. Ricordiamo tra queste il Lungomare etneo, da piazza Europa fino a via Acquicella Porto (in zona Faro Biscari), che in questi anni ha visto spostarsi le donne di malaffare dal famoso “Passiatore”, al viale Africa, al “Caito”, in via Dusmet (alla fermata dei pullman), piazza Dei Martiri, via Tempio, via Ulisse, piazzale Oceania e addirittura in via VI Aprile davanti la chiesa del Ss. Sacramento Ritrovato.
Ma le strade del piacere sessuale non si limitano solo a quella zona perché, come molti ricordano e vedono tuttora, le note passeggiatrici sostano ancora per Viale Kennedy, via Vezzano, i parcheggi siti in viale Africa, le zone della vecchia San Berillo, Via Caramba, piazza delle Belle, via Martinez, via Giuseppe Maraffino, via Carro, via De Pasquale e via delle Finanze, tristemente famosa per la prostituzione.
Proprio la zona di Corso dei Martiri della libertà e della vecchia San Berillo erano un quartiere, che
negli anni ‘60, era occupato da donnacce che contavano anche di insoliti assistenti di sesso maschile travestiti. Un ventennio dopo le cose non erano ancora cambiate ma anzi, si vedevano sempre aperte le porte d’ingresso degli edifici cadenti, abitati da meretrici perlopiù di nazionalità colombiana.
Solo negli anni ’90, con un blitz programmato dal giudice Felice Lima, le case furono murate, come possiamo vedere ancora oggi, e dunque sequestrate.
Il 13 e 14 dicembre del 2000 arrivò lo sgombero con la forza, si tentava per l’ennesima volta la riqualificazione che, come vi abbiamo già parlato in un altro articolo, è già ripartita durante la settimana scorsa. A seguire il blitz arrivò la protesta in piazza delle prostitute, sui cartelli da loro esposti si leggeva “Fateci lavorare, fateci mangiare”. Così, il fenomeno si spostò in strada, andando ad occupare le zone già citate, spostandosi e ingigantendosi spropositatamente, arrivando perfino in via Felice Fontana, a qualche metro di distanza dal nuovo ospedale Garibaldi.
Alcune delle donne di malaffare si sono spostate da anni sulla Catania-Gela, sulla Catania-Scordia, sulla stradale Primosole e alcune nei pressi del centro commerciale Porte di Catania.
Molte hanno cambiato la loro aggettivazione in una più moderna e quindi sono diventate “escort”, occupando palazzi e affittando camere nelle zone di via Caronda, via Napoli, via Mascagni,via Santa Sofia, Fondachello e Acicastello.
Rimane da sempre luogo di prostituzione, incontri per adulti e “car sex”, l’ingresso portuale per gli autocarri, zona poco illuminata e poco sorvegliata nonostante l’ingresso al porto catanese.
Nel caso della vecchia San Berillo, il fenomeno si è ingigantito anche a causa delle baraccopoli, che soltanto adesso vengono sgomberate dal Comune di Catania. Infatti, sono parecchie le testimonianze dei residenti di via Archimede che parlano di balconi proibiti ai bambini perché, oltre alla vista sulle baracche, durante la notte era possibile vedere alcune prostitute appostate nei diversi incroci a prostituirsi costrette dai “capi” che affittavano le catapecchie nei fossati di Corso dei Martiri per le prestazioni sessuali delle ragazze schiavizzate.
Spesso, ad essere utilizzati sono stati gli spazi condominiali di facile accesso e garages o anche spazi di proprietà privata delle banche o benzinai, come succede e succedeva in piazza Galatea o presso la circonvallazione.
Solo grazie all’intensa attività delle forze dell’ordine molti casi di prostituzione, con alle spalle vere e proprie organizzazioni a scopo di lucro, sono stati risolti come per l’organizzazione sgominata qualche giorno fa e che ha portato a 12 arresti con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento e al favoreggiamento della prostituzione. Tale organizzazione, capeggiata da rumeni, aveva ramificazioni a Siracusa, Crotone, Cosenza e Venezia, e sfruttava le ragazze costrette a prostituirsi lungo viale Africa, via Tempio e al lungomare.
Probabilmente il fenomeno non lo si riuscirà mai a risolvere ma sicuramente incideranno le scelte e la capacità dei prossimi governi oltre alle capacità e decisioni prese dal Comune di Catania nel limitarlo; una cosa è certa: i cittadini catanesi sono stanchi di non poter passeggiare la sera con i propri figli senza dover sentirsi chiedere domande scomode o col timore di fare spiacevoli incontri; pertanto speriamo che con la riqualificazione della vecchia san Berillo coincida l’intento di una riqualificazione della città, prendendo in considerazione anche le zone periferiche.