La situazione epidemiologica dell’Italia sembra tornata alle origini. Esattamente come un anno fa, quando 11 regioni e una provincia autonoma sostavano in zona rossa. Oggi, però, a differenza del marzo dell’anno scorso c’è un’arma in più: i vaccini.
Nonostante i problemi in cui ci si è imbattuti, come i ritardi, il rallentamento della campagna vaccinale e l’attuale sospensione dei lotti AstraZeneca, c’è chi invita a non perdere le speranze. L’Università Bicocca di Milano, infatti, ha messo a punto uno studio che si basa su un modello matematico che parte dai dati della Regione Lombardia e delle Regioni rosse.
“I risultati del monitoraggio di essi si avranno a distanza di due settimane dalle nuove restrizioni poste in essere dal Governo” sostiene il Professore di Statistica della Bicocca Giovanni Corrao. “Il picco dei contagi sarà raggiunto il 28 di questo mese, mentre il picco per le terapie intensive e i decessi arriverà nei giorni delle festività pasquali“. Per il calo di morti e terapie intensive bisognerà attendere anche una settimana in più.
L’invito del Prof. Corrao è quello a una stretta ancor più serrata: “Ce lo dicono i numeri, non è un’opinione. Se vogliamo ottenere risultati stabili, ci vuole un lockdown con una prospettiva credibile, come hanno fatto nel Regno Unito o in Israele, ma chiudere e riaprire di continuo non funziona, perché anche a causa delle varianti, il virus continua a marciare e i contagi risalgono“.
In coda anche il Professor Roberto Cauda dell’Ospedale Gemelli di Roma: “Avremo il picco dei contagi dal 22 di marzo, esattamente come lo scorso anno. Dopo 15 giorni, sulla base dell’esperienza e della modalità dei contagi, si vedranno i risultati. Anche se ci sono le varianti, l’epidemiologia non è cambiata. Se vogliamo vedere l’esito in termini di sorpresa di Pasqua, possiamo dire che avremo notizie positive, e anche nel medio termine“.