La notizia della prima morte per Coronavirus, verificatasi a Wuhan, risale allo scorso 11 gennaio. Solo il 21 e il 22 febbraio, tuttavia, verranno registrati in Italia i primi contagi. Fin da quel momento, giornali e programmi hanno presentato il virus come un pericolo circoscritto ad anziani e soggetti con patologie pregresse: un’indicazione, questa, che sarebbe stata smentita di lì a poco dal ricovero e dal decesso di soggetti giovani e sani, in diverse parti del mondo.
Nonostante le diverse ipotesi avanzate, la diffusione del virus tra i più giovani continua ad avere contorni poco definiti. Alcuni studiosi italiani, tuttavia, desidererebbero trasformare tale “mistero” in oggetto di studioso: è quanto indicato da Pierluigi Viale, direttore dell’unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Sant’Orsola di Bologna al Tgr Rai.
“Ci stiamo attrezzando per uno sforzo poderoso, prima con il tampone e poi eventualmente con test sierologici – ha dichiarato Viale -, per studiare la diffusione del Coronavirus tra i giovani”.
Il professore ha delineato sommariamente quanto prevede di attuare al più presto. Secondo quanto indicato dal professionista, gli studenti dell’ateneo bolognese giocheranno un ruolo fondamentale nell’attuazione degli studi.
“Partiremo a settembre con gli studenti dell’università di Bologna, su base volontaria– ha concluso il professore-. Poi a caduta, se si vedrà una penetrazione del virus sulla popolazione giovanile, si valuterà se procedere a testare anche i bambini.”