L’ultimo decreto firmato Conte impone la chiusura di molte attività, almeno fino alla giornata del 3 aprile. Oltre cento le attività che continueranno a rimanere aperte, in modo da assicurare continui servizi ai cittadini: tra questi ipermercati, banche, assicurazioni, tabacchi. Tra le attività attualmente operative risultano anche i call center: una decisione, questa, che fa discutere data la condizione di promiscuità in cui si trovano a lavorare i dipendenti. Non tutti gli uffici di call center possono infatti assicurare la distanza di almeno un metro tra i centralinisti.
In Sicilia sono circa 20.000 i lavoratori dei call center: di questi già il 50%, sta attualmente lavorando secondo la modalità dello “smart working” disponendo dei mezzi necessari utili a svolgere il lavoro da casa. Un discorso che non vale per l’altra metà dei dipendenti di call center ancora costretti a svolgere i turni recandosi negli uffici, dove si fa di tutto per rispettare il metro di distanza dai colleghi.
Negli scorsi giorni, è stato reso noto il caso di un contagio tra i dipendenti di un’azienda, che ha alle dipendenze 5000 centralinisti su tutto il territorio nazionale, ha deciso di chiudere gli uffici e di avviare la modalità di smart working per tutti i dipendenti. Un altro caso di contagio si è registrato in un call center di Palermo: si tratterebbe di un dipendente che dall’11 marzo era in malattia. L’esito del tampone per il coronavirus, al dipendente e alla moglie, anche lei positiva: anche in questo caso i 150 dipendenti del call center hanno ricevuto disposizione di non recarsi in ufficio per rischio contagi.
“Chiediamo che luoghi come i call center dove il lavoro si può svolgere a casa adottino lo smartworking – aveva dichiarato qualche giorno fa il segretario generale della Cgil Palermo Enzo Campo –. Il ritardo da parte delle aziende rischia di mettere a repentaglio la vita dei lavoratori e questo non lo possiamo permettere. Le due aziende intervengano al più presto con una risposta chiara che consenta di mettere in sicurezza tutti i lavoratori, anche gli interinali, nessuno escluso. La richiesta dello smart working è stata avanzata dai rappresentanti dei lavoratori un mese fa. Le aziende definiscano al più presto le operazioni di fattibilità per consentire a tutti i lavoratori di Comdata e a quelli di Windtre distaccati in Comdata di essere nelle condizioni di poter lavorare da remoto per garantire l’essenziale, l’assistenza ai clienti che segnalano guasti. Il profitto passi in questo momento in secondo piano rispetto all’esigenza della sicurezza dei lavoratori”.