L’uso del femminile per le cariche istituzionali, si sa, ha dato da tempo vita ad un dibattito culturale e sembrerebbe destinato a dividere ancora per molto. E se è vero che un numero consistente di donne considererebbe la modifica dell’uso indice di parità tra i sessi, altrettanto corretto sarebbe affermare che Cettina Di Pietro non rientra tra queste. Quest’ultima, infatti, preferirebbe definirsi ed essere definita “sindaco” del Comune di Augusta: una scelta, la sua, che ha recentemente scatenato non poche polemiche.
Lo scorso 4 dicembre, infatti, all’interno dell’aula consiliare, la Di Pietro ha contestato la scelta di Giancarlo Triberio di rivolgersi a lei declinando il sostantivo “sindaco” al femminile. L’episodio avrebbe, di lì a poco, scatenato la disapprovazione di Margherita Ferro, consigliera di Parità della Regione, secondo cui la negazione dell’uso al femminile della parola significa “escludere e oscurare il genere femminile da carriere e professioni”.
La questione ha attirato persino l’attenzione del presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, pronto a sostenere Cettina Di Pietro con parole riportate dalla stessa sulla sua pagina Facebook.
“Stigmatizzo e dissento dalle dichiarazioni della consigliera di Parità della Regione Siciliana, Margherita Ferro, per un intervento assolutamente inopportuno e inappropriato, oltre che privo di qualsiasi fondamento giuridico – ha dichiarato Musumeci -. La coniugazione al femminile di una carica istituzionale, infatti, appartiene esclusivamente alla libera autonomia di chi la ricopre.
Ritengo che la consigliera di Parità, che conosco e apprezzo da tempo – conclude il presidente – dovrebbe occuparsi di ben altri problemi, invece che richiamare, senza averne titolo, un sindaco eletto direttamente dal popolo, cedendo cosi a un integralismo linguistico che non aiuta certo a migliorare le condizioni di disparità delle donne in Sicilia”.