La domanda adesso è lecita: dov’è finito il famoso bandierone della Curva Nord? Quel bandierone che non è stato solo una coreografia in uno dei giorni più importanti della storia della società rossazzurra. Quel bandierone, per il vero tifoso, ha rappresentato molto di più: attaccamento alla maglia, ai colori, alla città. “Abbracciamoci, vogliamoci tanto bene, il Catania è in Serie A!“.
Era il 28 maggio 2006, una città che assaporava già la vittoria contro l’Albinoleffe, quella vittoria che avrebbe riportato il Calcio Catania nel calcio che conta dopo tantissimi anni. Uno striscione, 70 metri per 30, viene esposto dalla affollatissima Curva Nord all’ingresso della squadra sul terreno di gioco. Un momento storico, indelebile per ogni tifoso. E adesso dov’è finito?
A riportare a galla la questione è stata proprio la fan page di facebook “Quando saremo tutti nella nord” che, nella giornata di ieri, ha diramato il seguente comunicato stampa:
“Non lo rivedremo più, amici.
Lo striscione Curva Nord è sparito. Non si trova più. O meglio: è stato buttato nella spazzatura come un rifiuto. Perché uno striscione 70 metri per 30 non può sparire e non sapersene più niente.
Dopo i fatti del 2 febbraio era stato sequestrato perché posato in un’area interessata dalle indagini. Quando ci viene comunicato il dissequestro, un paio di anni fa, lo sistemiamo, lo pieghiamo e lo depositiamo in uno sgabuzzino sotto la tribuna A che ci viene indicato. Ieri ci arriva una segnalazione: “Siete sicuri che lo striscione ci sia ancora?”. Preoccupati ci rechiamo allo stadio e il bandierone, in quello sgabuzzino, non c’è più.
Nessuno ne sa niente. Dal Comune rimbalzano la cosa al servizio d’ordine del Catania, da questo al Comune. L’unica cosa certa è che lo striscione è stato preso e buttato nella spazzatura. Non poteva stare più lì? Perché non chiamarci, come fanno per mille cazzate, e dircelo? E invece no: di nascosto lo hanno fatto sparire.
Hanno fatto sparire il simbolo della nostra tifoseria. Lo striscione della promozione, dall’inestimabile valore affettivo. Realizzato con una colletta a cui ha partecipato tutta la città. Uno striscione che rappresentava lo spirito del nostro essere tifosi: tutti uniti sotto i colori del Catania. Un simbolo buttato via come una scarpa vecchia.
Un vero e proprio sfregio al cuore di noi tifosi. Una intera città vuole sapere chi è stato e perché lo ha fatto. Non pensate che la cosa finirà così, a caffè, perché andremo fino in fondo.
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso. L’ennesimo affronto che subisce una tifoseria la cui colpa, evidentemente, è di essere troppo innamorata della sua squadra. E che in cambio riceve solo affronti e soprusi, dal Comune, dalla società e adesso anche degli inservienti della stessa. Gente pagata con i nostri soldi che pensa di poterci cacare in testa liberamente. Potete togliervelo dalla testa.
Chi sa, parli. Comune o servizio d’ordine del Catania che sia.
Per adesso riusciamo a dire solo una cosa: vergogna, vergogna, vergogna.“
Decine di commenti inoltre sono arrivati da altri tifosi rossazzurri che così ricordano quella bellissima giornata di festa: “Ricordo bene la prima volta che lo vidi. Fu un’emozione unica a centrocampo, enorme,con quel colori brillanti e quell’odore particolarissimo . Quando invece lo uscimmo per la prima volta servì più a noi per nascondere le nostre lacrime per l’emozione di una giornata storica. Ricordo come tutti i presenti da un lato volevano starci sotto e dall’altro volevano scendere a godersi lo spettacolo. Ricordo quelle mani alzate, il caldo, gli applausi del resto dello stadio e la curva che tremava letteralmente. Poi, la cosa più bella, mentre scendeva, ogni mano che lo accompagnava, tirava fuori la propria bandiera. Un tripudio di rossazzurro, una sorta di sipario che togliendosi mostrava lo spettacolo che stava per arrivare. Quel giorno tutti si sono sentiti parte della nord. Dal più lontano degli estremisti a quelli in gabbia, dalla curva sud alla tribuna b, dalla colta tribuna a fino fino a quelli in gabbia. Li sotto c’eravamo tutti. Tutti quelli che erano allo stadio quel giorno, quelli che erano a casa, le nostre famiglie che vedevano il sogno dei propri figli realizzarsi. C’era tutta la città che inseguiva un sogno. C’erano li sotto quelli che hanno perso la vita dietro a questi colori e chi ha sperato di vedere quel giorno ma il destino non ha voluto. nascoste dal copricurva c’erano le sconfitte di gravina, di Matera, di cava, di Astrea, gli sfottò ricevuti per anni. C’era anche chi ci ha deriso per anni e si presentava solo il giorno della festa. Era tutto li sotto, a simboleggiare che almeno quella volta, c’eravamo dimenticati di tutto ed eravamo una cosa sola. Questo è quello che fa rabbia. Ma per qualcuno, era solo spazzatura“.
E c’è anche chi non si rassegna e propone subito una nuova realizzazione del bandierone: “Inutile ribadire ciò che quello striscione ricorda, del 28 maggio 2006 ci ricordiamo tutti. Quello che davvero fa tristezza è che si tratta dell’ennesima dimostrazione che i tifosi ormai non contano più niente e che siamo considerati nulla da società e autorità a quanto pare. Io sarei d’accordo nel contribuire a rifarlo ma non uguale, le copie degli striscioni per i tifosi non hanno senso. Uno diverso, nuovo e riapriamo un nuovo capitolo“.
Il bandierone non c’è più: buttato, strappato o divorato dalle fiamme. Quello che non riusciranno mai a togliere dal cuore e dalla mente dei tifosi è sicuramente l’emozione che fu provata nel vederlo, nel toccarlo, nel goderselo. Questo il video di quel magico 28 maggio 2006: