Dalla nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, approvata dal governo Musumeci, emerge una situazione decisamente grave riguardo l’emigrazione siciliana, in particolar modo dei giovani studenti che abbandonano la Sicilia. Si parla persino di “strage generazionale” per indicare la profonda crisi che sta investendo la Sicilia che già da tempo è, purtroppo, ai primi posti delle peggiori performance europee.
In Sicilia, infatti, sono 20mila gli emigrati ogni anno, e tra questi sono migliaia i diplomati e laureti delle nuove generazioni, che vengono educati e formati nell’isola, ma che poi, per mancanza di opportunità lavorative, affidano le loro speranze all’emigrazione senza ritorno.
I dati sono allarmanti, in quanto la Sicilia si colloca al secondo posto per percentuale di persone che vivono in famiglia con livello di intensità di lavoro molto basso (23,7%), solo dopo l’enclave spagnolo della Città Autonoma di Ceuta in Marocco.
A livello europeo, nel 2017 l’isola ha raggiunto il primato della quota di persone a rischio povertà o esclusione sociale (52,1%) e il primato della quota di popolazione dai 15 anni in su a rischio povertà (41,3%).
Per quanto riguarda l’istruzione, secondo lo studio Scuola e università: la grande emigrazione degli studenti siciliani “negli ultimi 15 anni il numero degli iscritti alla scuola pubblica è passato da 769.111 a 642.486. Rispetto all’anno accademico 2016/17 c’è stato un calo di 8.000 iscritti nelle università siciliane. Su un totale di 155.271 studenti, 14.248 studiano negli atenei del NordOvest, 8.945 in quelli del NordEst, 19.210 in quelli del Centro e 7.010 negli altri atenei del Sud”.