La carriera alias è un’identità provvisoria e temporanea che sostituisce il nome di nascita con quello adottato, almeno fino all’ufficiale rettifica anagrafica per le persone che cambiano sesso. Serve agli studenti transessuali iscritti all’università per essere riconosciuti nella loro identità, anche solo per non doversi presentare agli esami magari con aspetto femminile, ma col libretto che riporta ancora un nome maschile. Si tratta di un importante strumento di tutela dell’identità transgender, eppure, in Italia sono solo 32 atenei pubblici su 68 a garantire questa possibilità, mentre solamente in sei offrono altre tutele, come il doppio libretto. La situazione si aggrava se si guarda a docenti e personale tecnico-amministrativo. In questo caso, in fatti, sono rispettivamente cinque e due atenei in tutta la Penisola a consentire di lavorare usufruendo della carriera alias.
L’indagine è la prima del genere in Italia e nasce dal lavoro di tre professioniste in design, ingegneria, comunicazione ed economia: Antonia Caruso, Beatrice Starace e Tullia Russo. Le tre hanno ideato Universitrans, un progetto nato per mappare gli enti pubblici a livello nazionale, ma anche per garantire rispetto e tutela dei diritti e della privacy dei trans in un contesto, quello accademico, dove non è per niente scontato e dove spesso la mancanza di certe tutele scoraggia i giovani dall’intraprendere la carriera universitaria, a causa dei disagi che le lacune inevitabilmente comportano.
Gli atenei siciliani spiccano tra le mappe visitabili sul sito, da cui emerge come la possibilità di ottenere un profilo alias sia consentita a Catania, Messina e Palermo, con l’ateneo panormita che si aggiunge agli altri due dell’isola dopo il recente accordo tra Università e Arcigay siglato il 23 aprile. La regione, infatti, è l’unica del Mezzogiorno in cui tutti gli atenei pubblici siano dotati del profilo alias, e tra le poche in Italia a garantire questo diritto con percentuali così elevate.