Lโanno appena conclusosi ha lasciato in ereditร delle trasformazioni ancora in germe, in una fase embrionale che solo il tempo potrร coltivare, finchรฉ non scopriremo cosa sboccerร nel prossimo futuro. In attesa che i tempi siano maturi a restare sono speranze, attese, dubbi; proprio partendo da questโultimi, con uno sguardo alla storia piรน recente, รจ possibile lanciare delle previsioni sui giorni a venire. ร quello che abbiamo provato a fare assieme alla professoressa Francesca Longo, docente ordinario di Scienze Politiche presso lโUniversitร di Catania, dove insegna Politica dellโUnione Europea.
Il primo, grande interrogativo che si pongono tutti gli italiani, รจ chi governerร a partire dal 4 marzo 2018, giorno per cui sono state indette le elezioni governative. Il Paese non offre grandi garanzie sul piano della stabilitร politica, caratterizzato da un tripolarismo in cui ai vertici figurano M5S, centro-destra e centro-sinistra.
Lโinstabilitร , spiega la professoressa, rischia di realizzare una serie di โscenari abbastanza preoccupanti. LโUE, ormai da qualche anno, ha trovato un modello di gestione delle crisi che ha ridato molta forza ai governi nazionali degli Stati membri rispetto alle istituzioni comuni. In questo quadro un Paese instabile, come lโItalia appare, รจ un Paese che rischia di restare fuori dalle decisioni, di restare in secondo piano. Il rischio politico altissimo รจ quello di annullare il ruolo che ha lโItalia allโinterno dellโUnioneโ.
Dโaltro canto, quello politico non รจ lโunico versante sul quale lโItalia rischia di affondare. โCi sono anche rischi economici molto forti, perchรฉ, soprattutto in un momento in cui lโeconomia europea sembra avere intrapreso la via dellโuscita dalla sua crisi, lโinstabilitร politica interna potrebbe determinare una ricaduta dellโItalia, un esempio tra tutti facendo di nuovo aumentare lo spread”, spiega la prof.ssa Longo.ย
Il destino del nostro Paese, tuttavia, non si gioca soltanto sulla carta elezioni. Lโopinione pubblica europea negli ultimi anni รจ stata capillarizzata dal dibattito intorno alla questione migranti, in cui lโItalia ha un ruolo fondamentale. Gli accordi con il Niger e con governo e tribรน libiche, sommati al codice di condotta imposto alle Ong, hanno fatto segnare per il 2017 un significativo calo degli sbarchi.
Tuttavia la strategia di chiusura italo-europea ha un costo umanitario altissimo e alimenta terribili violenze su migranti e rifugiati detenuti, specie in Libia. Le possibilitร di vedere un repentino cambiamento di rotta da parte dellโUE, nonostante ciรฒ, sono poche. โLa questione migranti รจ una delle piรน scottanti allโinterno dellโUnione. – ci spiega la docente – ร vero che cโรจ una frattura est-ovest su questo tema, con i paesi di Visegrad, soprattutto Polonia e Ungheria, schierati in maniera determinata contro ogni possibile ipotesi di accoglienza, ma รจ anche vero che neanche i Paesi occidentali sono molto piรน aperti; pensiamo alla Francia, per esempio, che ha giร dichiarato di non volere migranti economiciโ.
Il ruolo dellโItalia รจ determinante in questo senso, e โproprio negli ultimi giorni รจ stato annunciato un piano di corridoi umanitari, a mio avviso quello che meglio riuscirebbe a bilanciare il rischio di esacerbare i populismi, e tuttavia una politica di apertura rischia di fomentare ancor di piรน, non solo in Italia ma in Europa, il discorso populista.โ
Lโaccordo con la Libia, ad ogni modo, โnon puรฒ essere lo strumento con cui si gestisce in maniera intelligente e lungimirante il tema delle integrazioni.โ Perseguendo su questa strada, il rischio concreto รจ quello di โappaltare il governo dei flussi migratori a gruppi criminali organizzati e nonโ.
La questione migranti, nonostante divida gli animi allโinterno della Comunitร Europea, non รจ il tema piรน dibattuto. Le fratture in Europa ci sono giร e rimarranno anche per il 2018, parola della prof.ssa Longo, secondo la quale:ย “sono legate, oltre allโimmigrazione, soprattutto alla gestione delle politiche monetarie, chiamiamola frattura Nord/Sud tra i Paesi che hanno tradizionalmente molta attenzione alla stabilitร dei bilanci e quelli che pressano per un riavvio delle politiche espansive. Questa รจ una spaccatura che nel 2018 tenderร ad allargarsi perchรฉ, finito il momento topico della crisi, la BCE probabilmente comincerร a far risalire i tassi dโinteresse, al momento pari praticamente a 0. Aumentando i tassi dโinteresse, le politiche monetarie cambieranno”.ย La divergenza intorno alla politica monetaria si consoliderร “e andrร governata con molta attenzione, perchรฉ su questa si gioca, molto piรน che sullโimmigrazione, la divisione dellโEuropa”.+
Malgrado le difficoltร in vista, la professoressa sembra scettica sulla possibilitร che nellโimmediato futuro si verifichino altre fuoriuscite dallโEuropa, come accaduto per la Brexit. “Le perdite economiche, sociali e politiche che questo comporta” potrebbero scoraggiare anche gli Stati che in un primo momento pensarono di emulare il Regno Unito. Secondo questo scenario, la Brexit puรฒ essere addirittura unโassicurazione che non ci saranno piรน attivazioni dellโarticolo 70, almeno nel brevissimo periodo.
Proprio lโultimo mese del 2017, in effetti, ha lanciato dei segnali di segno opposto in seno allโUnione. Ad esempio la nascita del progetto โPescoโ, ovvero la cooperazione permanente strutturata nel campo della difesa UE, varata il 14 dicembre dello scorso anno dai 25 Ministri degli Esteri dei Paesi dell’Unione aderenti.
Molti si sono giร lanciati in previsioni ottimistiche per la nascita di un futuro esercito comune, ma sembrerebbe il caso di andarci cauti con le speranze. “Innanzitutto,ย – continua la docente – in quanto la Pesco non รจ un progetto di sicurezza europeo, bensรฌ un progetto che dovrebbe facilitare la cooperazione industriale nel campo degli interventi militari; tuttavia, e questo nel 2018 dovrebbe realizzarsi, i 25 Paesi che hanno aderito alla cooperazione strutturata si sono impegnati a lavorare su 17 progetti; tra questi ci sono anche ipotesi, non di esercito comune, ma di unitร multi nazionali”. E forse “saranno proprio queste unitร ad aprire la via a un processo che potrebbe, ma nel lontanissimo futuro, diventare un progetto di esercito comune”.
Se la nascita di un esercito comune sembrerebbe dover aspettare, nel frattempo lโEuropa unita fa passi avanti dal punto di vista della politica estera. Durante lโultimo mese del 2017, infatti, lโAssemblea generale delle Nazioni Unite ha bocciato la decisione di Donald Trump di spostare lโambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Tra i voti a favore della risoluzione ci sono quelli di 25 Paesi dellโUnione Europea, tra cui anche lโItalia. Allo smacco subito dallโOnu, Trump ha fatto seguire delle minacce poco rassicuranti, affermando per mezzo dei suoi portavoce che gli Stati Uniti ricorderanno il giorno in cui la loro decisione come Stato sovrano รจ stata respinta.
Le dichiarazioni del presidente Usa, secondo il parere dellโesperta, sono segnali di una politica estera fortemente schierata, in cui Trump va via via identificando amici e nemici, “anche tra gli alleati atlantici, perchรฉ nel momento in cui lancia minacce ai Paesi che non votano per le proprie posizioni, lancia anche delle chiare indicazioni”.ย Il posto cosรฌ (dal punto di vista connotativo) schierato che lโAmerica va prendendo allโinterno dello scacchiere mondiale lascia scoperto un ruolo da mediatore, “che gli Stati Uniti non vogliono svolgere piรน e che invece lโEuropa o alcuni paesi europei (Francia, Germania o la stessa Italia) potrebbero guadagnarsi nellโambito di zone dove continuano ad avere influenze politiche molto importanti“, conclude la prof.ssa Longo.