Complessivamente sono stati 22.500 gli studenti risultati idonei, cioè con almeno un esame superato nei due appelli previsti per l’accesso a Medicina. Un dato che supera di oltre 5 mila unità , precisamente 5.222, i posti disponibili, fissati a 17.278. Un divario significativo, che apre interrogativi sulla gestione della graduatoria nazionale.
Tra debiti formativi e graduatorie finali
Si ricorda che chi non ha ottenuto almeno tre sufficienze dovrà recuperare il debito formativo nell’ateneo che gli sarà assegnato il 12 gennaio, giorno della pubblicazione della graduatoria nazionale. Si attende quindi con ansia il decreto del Ministero dell’Università e della Ricerca a fornire tutti i dettagli. Inoltre, gli studenti che non hanno acquisito crediti universitari durante il semestre potranno comunque iscriversi ad altri corsi, come Biotecnologie, Scienze politiche, Giurisprudenza e altri, attraverso finestre straordinarie, come previsto dalla legge che ha introdotto il semestre aperto.
Gli esami portati al termine dai futuri studenti
Sono stati ben 117.000 i compiti consegnati durante il secondo appello per l’accesso alle facoltà di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria. Nello specifico l’esame di Fisica, che al primo appello si era rivelato il più difficile per gli studenti, ha visto la consegna di 44.000 compiti. Seguono 35.000 compiti per Biologia e oltre 38.000 per Chimica. Se al primo appello Biologia era risultato l’esame migliore, ora i risultati sembrano essere più favorevoli per Chimica, seguita da Biologia, mentre Fisica continua a rappresentare una difficoltà anche al secondo appello.
Il bilancio arriva proprio mentre la ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, ha firmato il decreto che definisce la composizione della graduatoria nazionale. D’altronde nei giorni scorsi, la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, durante un incontro con il Consiglio nazionale degli studenti universitari, ha annunciato la volontà di intervenire già dal prossimo anno. Tra le proposte, c’è la possibilità di ridurre i programmi d’esame, estendere la durata delle lezioni e ampliare i tempi tra la fine dei corsi e gli appelli, al fine di garantire maggiore spazio alla didattica.













