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Verga e la novella “dimenticata” sul femminicidio di una contadina: una lettura attuale?

In questa Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, il racconto di Verga ci appare ancora attuale, con schemi che si ripetono.

Il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le donne, non è solo una data sul calendario. Si tratta di una giornata di silenzi assordanti, di riflessioni.

E al centro della riflessione di oggi Giovanni Verga, con uno degli scritti più dimenticati, ma che oggi più che mai fa sentire la sua presenza, stiamo parlando di “Tentazione”. Una novella giudicata della critica del tempo “troppo scabrosa, troppo ricca di dettagli crudi” e per questo messa da parte. Peccato che racconti la nostra quotidianità.

“Tentazione”, una novella dimenticata

Nel 1884, Verga raccoglie per l’editore Sommaruga, sotto il titolo “Drammi intimi”, sei novelle di diversa ambientazione, già pubblicate su diverse riviste del tempo tra il novembre 1882 e il dicembre dell’anno seguente. Tra le novelle dimenticate abbiamo proprio “Tentazione!”, precedentemente apparsa nella torinese «Gazzetta del popolo della domenica» il 2 settembre 1883.

“Tentazione” si configura come un testo scomodo incentrato su diversi episodi di violenza sessuale. La vicenda, di ambiente milanese, segue i dettami dell’impersonalità tipica di Verga. Ed è proprio per questo che il violento tema trattato è presentato senza alcun giudizio morale con i carnefici che, in un certo senso, appaiono parimenti irresponsabili quanto la loro vittima. Nessuna possibile interpretazione che coinvolga la condanna o la giustificazione dei protagonisti.
A frenare il insuccesso della novella anche l’ambiente, che si discosta nettamente dal filone rustico siciliano tipico di Verga. In questo nuovo ambiente milanese, l’opera si distacca infatti dalle tradizionali tematiche verghiane proponendo una riflessione ben più amara e distante dalle consuete visioni del mondo rurale.

Nonostante ciò “Tentazione” si rivela una delle novelle più emblematiche per quanto concerne l’utilizzo di ritmo serrato e incessante, capace di catturare l’attenzione del lettore e di mantenerla costantemente alta, in grado di far immergere il lettore su quanto la nostra protagonista stia subendo.

Unico peccato quello di esser donna

Protagonisti tre giovani milanesi: il Pigna, Carlo e Ambrogio. Una sera tranquille tra le vie della città, ma qualcosa sembra andar storto. E sarà proprio lo stesso Verga ad anticipare quello che poi accadrà: lo stupro di una contadina.

Ogni gesto, ogni decisione sembra spingere inevitabilmente verso il tragico epilogo. È proprio in questo contesto che, quando i giovani decidono di prendere una scorciatoia per tornare a casa, suggerita da Carlo, il narratore interviene con un commento che risuona come un monito verso un tragico destino: “Fu quella la rovina!”. E ancora “tutti giovani e senza fastidi pel capo. Se fossero loro mancati i soldi, pure il lavoro, o avessero avuto altri guai, forse sarebbe stato meglio”. Qualcosa sta per accadere, i tre giovani si perdono. Sulla loro via una contadina: “un bel tocco di ragazza, di quelle che fan venire la tentazione a incontrarle sole”. Peccato che nulla nella giovane donna appare provocante, unico suo “peccato” quello di essere donna. Troviamo quindi il solito schema di giustificazioni: tre giovani, allegri e leggermente ubriachi, ma, nel complesso, rappresentano il tipo di giovani normali, fidanzati e lavoratori.

Una fuga inutile, una violenza senza fine

Ed ecco, l’interazione con la giovane contadina: “sposa, è questa la strada per andare dove andiamo? – chiese il Pigna ridendo. L’altra, ragazza onesta, chinò il capo, e affrettò il passo senza dargli retta. -Che gamba, neh! –borbottò Carlino. – Se va di questo passo a trovar l’innamorato, felice lui!- La ragazza, vedendo che le si attaccavano alle gonnelle, si fermò su due piedi, col paniere in mano, e si mise a strillare: -Lasciatemi andare per la mia strada, e badate ai fatti vostri”. Tutto sta per precipitare in un vortice di violenza. Verga indulgerà su i dettagli della violenza, assestando un colpo secco alle coscienze di chi legge e di chi anche attraverso le pagine riesce a sentire le urla strazianti della vittima.

La giovane accelera il passo, urla, reagisce fisicamente, scagliando gomitate ai tre ragazzi: “mordeva, graffiava, sparava calci”. Per un attimo, dopo aver assestato un colpo di paniere, riesce a svincolarsi, corre finalmente verso una salvezza che non riuscirà mai a raggiungere. L’epilogo è quello dello stupro, dell’omicidio, per la paura di essere denunciati e infine il macabro taglio della testa del cadavere che non entrava nella fossa scavata per occultare il corpo: “ tutti e tre, veh! Siamo stati tutti e tre!…”
La novella si conclude con un ultimo sguardo retrospettivo: “una cosa dopo l’altra, e come si può arrivare ad avere il sangue nelle mani cominciando dallo scherzare”.

Uno schema fin troppo attuale

141 anni sono trascorsi dal racconto di violenza verghiano! 141 anni e quale progresso è stato fatto? I dati Istat continuano ad essere sconfortanti: sarebbero circa 6 milioni e 400mila (il 31,9%) le donne italiane, tra 16 ai 75 anni, che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Aumento i casi tra le giovanissime, dai 16 fino ai 24 anni. Nel 2025 la percentuale di donne vittime di violenza in questa fascia di età è passata dal 28,4% nel 2014 al 37,6%. Sconcertanti i dati relativi alle violenze di natura sessuale, si passa dal 17,7% al 30,8%. Si delineano contorni ancora più inquietanti se si considera che il 63,8% degli stupri è compiuto da partner. Nello specifico, secondo i dati raccolti, il 59,1% degli stupri è opera di ex partner, mentre il 4,7% riguarda attuali compagni.

Sono trascorsi 141 anni da quella novella, un racconto troppo crudo e spietato per essere ricordato, seppellito dall’oblio del tempo. Eppure quella stessa crudeltà, che scuoteva le coscienze e indignava le masse, è oggi diventata la nostra quotidianità. La ferocia di quella narrazione, tanto spaventava, è ora un riflesso amaro del nostro presente. Ogni giorno, in ogni angolo del mondo, storie simili si ripetono. 141 anni sono passati ma continua ancora a risuonare la stessa sofferenza.

Ilaria Santamaria

Laureata in lettere e futura filologa comparatista. Ad occupare il mio tempo libero lunghe passeggiate sotto il sole e una buona lettura di un classico.

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Ilaria Santamaria

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