
Almalaurea 2025 Economia e Impresa: AlmaLaurea è un consorzio interuniversitario italiano che raccoglie e analizza dati sui laureati, con l’obiettivo di monitorare il profilo dei neolaureati e le loro condizioni occupazionali. I suoi report rappresentano una risorsa fondamentale per università, aziende, studenti e istituzioni, fornendo una fotografia dettagliata dell’esperienza universitaria e dell’ingresso nel mondo del lavoro. Di seguito sono stati analizzati i dati relativi ai laureati del Dipartimento di Economia e Impresa dell’Università degli Studi di Catania, con un focus sul profilo degli studenti, le esperienze formative, le aspirazioni e – aspetto cruciale – la transizione verso il lavoro.
Il campione esaminato include 652 laureati, con un tasso di partecipazione al questionario AlmaLaurea del 94,9%, indice di un’alta affidabilità dei dati. La distribuzione di genere è equilibrata: 50,5% uomini e 49,5% donne. L’età media alla laurea è di 25 anni, con oltre il 63% che conclude il percorso entro i 24 anni. I cittadini stranieri rappresentano solo l’1,7% del totale.
Dal punto di vista geografico, la componente locale è preponderante: il 61,3% risiede nella stessa provincia della sede degli studi, il 37,9% in un’altra provincia siciliana. Solo lo 0,8% proviene da altre regioni italiane o dall’estero.
Quanto all’origine sociale, il 69,3% degli studenti proviene da famiglie in cui nessun genitore ha una laurea, e solo il 13,2% ha entrambi i genitori laureati. La distribuzione per classe sociale è piuttosto equilibrata tra classe elevata (25%), classe media impiegatizia (26,7%) e autonoma (22,1%), con un 24,1% proveniente da famiglie del lavoro esecutivo.
Il 59% dei laureati ha avuto esperienze lavorative durante gli studi, ma solo il 7,3% è stato un lavoratore-studente stabile. Il 27,6% ha svolto lavori saltuari o stagionali, mentre il 19,5% ha lavorato part-time. Il 40,7% non ha mai lavorato durante il percorso universitario.
Tra chi ha lavorato in modo continuativo, il 40,2% ha trovato difficile conciliare studio e lavoro. Solo il 37% ha svolto lavori coerenti con il proprio percorso di studi, evidenziando una certa disconnessione tra formazione accademica e prime esperienze professionali.
La maggior parte dei laureati (70,6%) ha scelto di proseguire il proprio percorso formativo. Di questi, oltre la metà (56,4%) si è iscritta a una laurea magistrale biennale. Le altre opzioni includono master universitari (6%), dottorati (1,5%), tirocini e corsi di specializzazione. Solo il 27,5% non ha intenzione di continuare gli studi.
Le priorità nella ricerca del lavoro sono ben definite: l’84,7% valuta fondamentale la possibilità di carriera, l’81,4% il guadagno e l’80,5% l’acquisizione di competenze professionali. Anche la stabilità lavorativa (79,3%) è ritenuta molto importante. Aspetti come autonomia (65,9%), rapporti con i colleghi (61,1%) e flessibilità oraria (52,5%) risultano anch’essi rilevanti.
Il 62% si dichiara interessato al settore privato, incluso il lavoro autonomo, mentre il 52,2% guarda con favore al settore pubblico.
Sul piano contrattuale, la netta preferenza va ai contratti a tutele crescenti (87,7%), seguiti dal tempo pieno (78,8%) e dal lavoro in modalità smart working (60,6%).
I laureati mostrano una chiara preferenza per restare nel territorio: il 72,4% è disponibile a lavorare nella provincia degli studi e il 69,3% in quella di residenza. Tuttavia, il 42% è aperto a esperienze lavorative in altri paesi europei, e il 22,5% anche fuori Europa. Il 41,4% è disposto a trasferirsi per motivi di lavoro, mentre un altro 27,5% accetterebbe trasferte frequenti senza cambio di residenza.
A un anno dal titolo, solo il 31,1% dei laureati risulta occupato. La percentuale è leggermente più alta per le donne (32,1%) rispetto agli uomini (30,1%).
Il dato si riduce ulteriormente al 19,8% se si considerano solo i laureati che non lavoravano al momento del conseguimento del titolo.
Il 60% non lavora ma è iscritto a una laurea di secondo livello, mentre il 13% lavora senza proseguire gli studi e il 18,1% combina lavoro e studi. Una quota del 4,4% non lavora, non studia e non cerca attivamente lavoro, stessa percentuale di chi invece cerca occupazione.
Il tasso di disoccupazione si attesta al 27,6%, e ben il 56,7% non ha mai lavorato dopo la laurea. Solo il 12,2% ha avuto esperienze lavorative post-laurea, pur non risultando attualmente occupato.
Tra gli 84 occupati, il 47,6% ha iniziato a lavorare dopo la laurea, mentre il 38,1% ha proseguito un lavoro già avviato prima del titolo. Il tempo medio dalla laurea all’inizio della ricerca di lavoro è di 0,8 mesi, con un’attesa media di 3,4 mesi per trovare impiego, per un totale di 4,5 mesi in media dall’ottenimento del titolo all’ingresso effettivo nel mercato del lavoro.
Le professioni più svolte sono quelle tecniche (40,5%), seguite da impiegati esecutivi (24,1%) e professioni intellettuali o scientifiche (17,7%). Solo il 3,8% ricopre ruoli dirigenziali o imprenditoriali.
Il contratto più diffuso è quello a tempo indeterminato (33,3%), seguito da contratti formativi (26,2%) e determinati (17,9%). Il lavoro autonomo coinvolge il 9,5% degli occupati, mentre il 3,6% lavora senza contratto. Lo smart working è praticato dal 21,4% degli occupati e il part-time riguarda il 44%, di cui il 19% in modo involontario.
Il monte ore medio settimanale è pari a 31,5 ore. La retribuzione media mensile netta è di 1.151 euro, con una differenza di genere significativa: 1.277 euro per gli uomini e 1.032 euro per le donne. Per coloro che non lavoravano alla laurea, il dato medio si attesta a 1.101 euro.
Il 50% degli occupati ritiene la laurea molto efficace o efficace per il lavoro che svolge, mentre il 29,8% la considera abbastanza efficace. Tuttavia, un consistente 20,2% la giudica poco o per nulla efficace. La soddisfazione complessiva per il lavoro si attesta su un buon 7,4 su 10.
Infine, è interessante notare che oltre un quinto degli occupati (21,4%) è comunque alla ricerca di nuove opportunità lavorative, indice di una certa insoddisfazione o di una volontà di miglioramento professionale.
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