“La nuova modalità di accesso alla facoltà di Medicina è certamente una svolta epocale che pone fine a un sistema iniquo e obsoleto che ha agevolato soltanto la nascita di strutture di formazione che nulla avevano a che fare con i percorsi universitari”. A sostenerlo sono Carmelo Giuffrida, segretario regionale Ugl Sicilia, e Raffaele Lanteri, segretario nazionale Ugl Università, che plaudono alla riforma, sottolineando però l’urgenza di renderla pienamente operativa attraverso l’adozione dei decreti attuativi.
In attesa dei decreti attuativi
I segretari dell’Ugl, Carmelo Giuffrida e Raffaele Lanteri, hanno sottolineato come ora ci si trovi in una fase di attesa, relativa alla pubblicazione dei nuovi decreti attuativi, relativi alla modalità di accesso agli studi medici. Da parte del sindacato, è stata espressa la piena disponibilità a collaborare con le istituzioni, offrendo un contributo costruttivo per affrontare e superare eventuali criticità o disparità ancora presenti. Inoltre, secondo i due rappresentanti, l’ampliamento dell’accesso alle facoltà di Medicina, orientato verso un progressivo allineamento con i bisogni reali del Sistema sanitario nazionale, rappresenta una risorsa strategica per il futuro del Paese.
Il nuovo sistema mira infatti ad allineare l’offerta formativa alle reali necessità del SSN, dopo anni di carenze che hanno costretto l’Italia a reclutare medici dall’estero. “Il blocco imposto dal precedente meccanismo – sottolineano Giuffrida e Lanteri – ha causato un profondo disallineamento tra domanda e offerta di professionisti sanitari. Superarlo significa costruire un futuro più equo e sostenibile per la sanità italiana”.
Disparità tra pubblico e privato
Tuttavia, la transizione non è priva di criticità. I segretari Ugl mettono in guardia contro i rischi derivanti dall’attuale fase di attesa: “Mentre aspettiamo i decreti attuativi, le Università private mantengono ancora in vigore il test di ammissione al primo anno, creando così un doppio binario che non ci sembra né opportuno né giusto”.
A questa disparità si aggiunge la differenza nei carichi didattici per le nuove matricole: “La riforma prevede il raggiungimento di 18 crediti formativi (Cfu) nel primo semestre, contro i 26 Cfu richiesti nei piani di studio finora vigenti. I crediti mancanti andranno recuperati, ma resta da capire quando e come. Così si rischia che gli studenti delle Università private si laureino nei tempi previsti, mentre gli altri rimangano indietro”.
La Ugl si dice pronta a dare il proprio contributo per risolvere questi nodi e accompagnare una riforma tanto attesa quanto complessa. “Occorre intervenire subito per garantire equità, qualità della formazione e piena integrazione tra le diverse realtà accademiche. La posta in gioco è troppo alta per consentire ritardi o nuove disuguaglianze”, concludono Giuffrida e Lanteri.













