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Catania, riqualificazione di San Cristoforo: un piano per il futuro del quartiere

Azioni per il recupero di edifici scolastici e sociali, promuovendo l'educazione, l'artigianato e la partecipazione cittadina.

Il Cantiere per Catania e gli 82 sottoscrittori, coordinati da Claudio Sammartino, hanno elaborato il documento “Assieme, per San Cristoforo 2”, una serie di proposte operative per la riqualificazione del quartiere. Questo documento, presentato all’Amministrazione Comunale a seguito dell’incontro del 25 febbraio, include azioni concrete che mirano a contrastare i fenomeni di dispersione scolastica, povertà educativa, emarginazione e criminalità. Proposte che si ricollegano anche all’utilizzo dei fondi del “decreto Caivano” ma con una visione più ampia e strutturata, che intende migliorare il quartiere su più fronti, tra cui l’educazione e i servizi sociali.

Interventi su infrastrutture e servizi sociali

Al centro delle proposte ci sono interventi strutturali e sociali su vari edifici pubblici e confiscati alla mafia. Tra gli interventi previsti, il recupero dell’Istituto comprensivo “Card. Dusmet-Andrea Doria”, con l’aggiunta di nuovi spazi per la mensa scolastica e attività sociali, e la ristrutturazione della palestra di via Cordai per attività sportive.

Inoltre, si propone la riqualificazione dell’ex asilo comunale di via Toledo per creare uno spazio educativo, con l’idea di sviluppare corsi di formazione professionale, come la liuteria, un’attività artigianale storica del quartiere. Il documento punta anche sulla promozione delle attività imprenditoriali attraverso la riqualificazione di immobili confiscati per ospitare botteghe artigiane e attività giovanili legali.

Partecipazione cittadina e governance

Un altro aspetto fondamentale delle proposte riguarda la partecipazione dei cittadini e la gestione condivisa degli interventi. Il documento suggerisce la creazione di una “cabina di regia”, coordinata dal Comune, per monitorare e attuare gli interventi, con il coinvolgimento degli organismi sociali, delle parrocchie e delle associazioni. Questo modello di sussidiarietà, che rispetta il principio costituzionale della collaborazione tra istituzioni e cittadini, potrebbe essere ulteriormente declinato con l’apertura di centri di partecipazione e progettualità, in uno degli edifici confiscati, per favorire un processo di riqualificazione sociale e territoriale.

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