Medicina, stop al test d’ingresso: arriva la selezione post-semestre

Con la nuova riforma, il test di ingresso per Medicina e facoltà affini sparisce, ma la selezione post-semestre solleva dubbi su equità e gestione del merito

Dopo decenni di dibattito, un cambiamento storico nell’accesso alla facoltà di medicina: la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la legge delega al Governo, che rivoluziona le modalità di accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria, e Medicina Veterinaria. Il provvedimento, che ha raccolto 149 voti favorevoli e 63 contrari, elimina il tradizionale test di ingresso, permettendo a tutti gli aspiranti medici di immatricolarsi al primo semestre senza selezione iniziale. Tuttavia, il numero programmato non è del  tutto eliminato, ma la selezione è posticipata alla fine del primo semestre, con l’elaborazione di una graduatoria sulla base dei risultati ottenuti dagli studenti negli esami previsti.

Il meccanismo della selezione e la graduatoria nazionale

L’immatricolazione al primo anno di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria avverrà dunque senza test di ammissione. Durante il primo semestre, gli studenti seguiranno corsi con un programma standardizzato a livello nazionale e sosterranno esami che determineranno la loro posizione in una graduatoria unica, un iter che secondo il MUR permetterebbe di avere “pari condizioni di valutazione” e “omogeneità nella graduatoria nazionale di merito”.

La selezione per il proseguimento degli studi si baserà poi, in primis sulla posizione ottenuta nella graduatoria, ma terrà conto anche delle preferenze espresse dallo studente e della disponibilità di posti nei diversi Atenei italiani. Per non vanificare questo primo semestre è stato previsto inoltre che, chi non supererà la selezione, potrà comunque vedere riconosciuti i crediti formativi acquisiti per l’iscrizione a corsi di laurea affini, nell’ambito delle scienze biomediche, sanitarie, farmaceutiche e veterinarie.

Obiettivi e criticità della riforma

L’obiettivo dichiarato dal Ministero dell’Università e della Ricerca è quello di migliorare la qualità della formazione, garantendo una valutazione più attenta ed equa, basata sul merito accademico e puntare all’aumento del numero di medici disponibili per il Servizio Sanitario Nazionale. Secondo le stime ministeriali, nei prossimi sette anni ci saranno 30mila nuovi medici, un dato in forte crescita rispetto agli anni precedenti in cui si registravano 20.396 posti disponibili nell’Anno Accademico 2023/2024 e ancor di meno nel 2014/2015 in cui si registravano solamente 10.656 posti a disposizione.

Tuttavia, la riforma non ha riscosso il pieno consenso delle facoltà e degli esperti del settore: sono molti coloro che temono una forte disfunzionalità della manovra.  Tra le maggiori preoccupazioni, quella per cui l’ammissione di un alto numero di studenti al primo semestre possa creare problemi di tipo organizzativo, congestionando le aule e complicando la gestione degli esami. Stando al parere di alcuni osservatori, il nuovo sistema potrebbe facilmente tradursi in una perdita di tempo ed energie per molti studenti, senza garantire alle matricole un reale diritto allo studio e al merito.

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