
Catania festa di Sant'Agata, le suore Benedettine del Santissimo Sacramento in via Crociferi dinanzi al monastero San Benedetto
Sant’Agata 2025: la Festa di Sant’Agata 2025, uno degli eventi religiosi più sentiti dai cittadini catanesi e dai fedeli provenienti da tutto il mondo, giunge alla sua conclusione. Il cuore dei festeggiamenti si è svolto nei giorni del 3, 4 e 5 febbraio, per poi terminare la mattina del 6 con uno dei momenti più emozionanti e solenni: il canto delle suore Benedettine.
L’ultimo atto della festa si svolge all’alba del 6 febbraio, quando il fercolo di Sant’Agata, dopo aver affrontato la storica salita di via di Sangiuliano – nota come ‘a ‘cchianata ‘i Sangiulianu – percorre via dei Crociferi. Qui, davanti al monastero delle suore Benedettine di clausura, avviene la suggestiva sosta per il canto in onore della patrona.
Da dietro i cancelli del sagrato della chiesa di San Benedetto, le monache intonano un canto in latino, un omaggio solenne che accompagna gli ultimi passi della processione prima del rientro definitivo del fercolo nella Cattedrale. Questa tradizione, oggi così radicata nella celebrazione, è in realtà piuttosto recente: è stata introdotta nella seconda metà degli anni ’80.
In passato, il fercolo arrivava nei pressi del monastero durante la notte, e le suore cantavano senza farsi vedere dalla folla. Oggi, invece, con l’allungarsi della processione, il momento avviene all’alba, permettendo a tutti di assistere a questo emozionante tributo alla Santa.
La melodia eseguita dalle Benedettine è attribuita al compositore napoletano Filippo Tarallo, che la ideò alla fine dell’800. Il canto, in lingua latina, rievoca un passaggio toccante della vita di Sant’Agata: la preghiera che la giovane martire rivolse a Dio dopo aver subito la crudele amputazione dei seni. In quel momento di profondo dolore, Agata invocò il Signore, finché non le apparve San Pietro per guarirla dalle sue ferite.
Questa tradizione musicale assume dunque un valore altamente simbolico, rappresentando la forza della fede e la resilienza di Sant’Agata di fronte alle sofferenze. Il testo, intenso e struggente, esprime la gratitudine della Santa per aver superato i tormenti e la sua richiesta di essere accolta nella gloria divina.
“Stando la beata Agata in mezzo al carcere, elevate le mani pregava il Signore: Signore Gesù Cristo, Maestro buono, ti ringrazio perché mi hai fatto vincere i tormenti dei carnefici. Esaudiscimi, o Signore, e fammi pervenire felicemente alla tua gloria infinita.”
Questo momento, denso di spiritualità e tradizione, rappresenta il commiato ideale per la festa di Sant’Agata, un ultimo omaggio prima che il fercolo faccia ritorno alla Cattedrale, segnando la fine di una celebrazione che ogni anno unisce fede, storia e devozione popolare.
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