
La tempesta Gabri del 17 gennaio 2025 ha lasciato un segno indelebile sulla Sicilia, con piogge torrenziali e venti di burrasca che hanno scosso l’isola. Gli esperti parlano di uno degli eventi meteorologici più significativi degli ultimi anni, con impatti che vanno ben oltre la semplice forza della natura.
Secondo il Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (Sias), il 17 gennaio è stato il decimo giorno più piovoso dal 2020, con precipitazioni che hanno risollevato, anche se parzialmente, la situazione idrica critica che ha colpito l’isola nei mesi precedenti. Per trovare un giorno più piovoso, bisogna risalire al 25 marzo 2020, quando piogge abbondanti segnarono una salvezza contro la grave siccità.
Il settore agricolo siciliano ha tratto beneficio dalle forti piogge, con il rinvio delle attività di irrigazione, particolarmente per l’agrumicoltura. Tuttavia, gli agricoltori restano preoccupati per la persistente scarsità d’acqua, che potrebbe richiedere ulteriori piogge nei prossimi mesi per evitare danni irreparabili.
A trarne beneficio anche il nostro vulcano Etna è stata una delle zone più colpite, con la stazione di Linguaglossa Etna Nord che ha registrato 250,4 mm di pioggia in sole sei ore, superando i precedenti record. Questi accumuli contribuiranno alla ricarica delle falde acquifere, vitali per l’equilibrio idrico del vulcano.
Con il passaggio di Gabri, gli esperti mettono in guardia: il monitoraggio meteorologico deve continuare, perché la stagione delle tempeste è tutt’altro che finita. Le autorità locali, in collaborazione con la Protezione Civile, restano in stato di allerta, pronti ad affrontare eventuali emergenze future.
Il ciclone tunisino, pur essendo stato un incubo per molti, ha anche offerto un raro momento di speranza per la Sicilia, riportando un po’ di acqua preziosa. Ma l’isola è ancora vulnerabile e il rischio di ulteriori eventi estremi è una realtà da tenere sotto stretta osservazione.
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