
La nostra regione continua a mostrare livelli di benessere non troppo alti rispetto al panorama italiano, come evidenziato nella seconda edizione del report BES dei territori pubblicato dall’Istat. Il rapporto delinea le condizioni della regione attraverso 11 criteri chiave, con un approfondimento sul benessere economico, patrimonio culturale e innovazione. Purtroppo, il quadro che emerge posiziona la maggior parte delle province siciliane nelle fasce di benessere basso o medio-basso.
Il 61,8% degli indicatori sulle province della Sicilia rientra nelle categorie basse e medio-basse di benessere, rispetto al 35,6% della media nazionale. Solo il 22,3% degli indicatori siciliani raggiunge infatti le fasce alta e medio-alta, contro il 41,8% delle province italiane complessive. Paragonando la Sicilia ad altre regioni del Mezzogiorno, emerge un quadro simile alla Calabria, ma peggiore rispetto ad Abruzzo e Sardegna.
Nel campo del benessere economico, la Sicilia presenta risultati critici. Tutti gli indicatori si collocano nelle due fasce più basse.
La provincia di Agrigento registra un reddito pensionistico medio di 15.700 euro, ben al di sotto della media nazionale di 20.300 euro, con una quota di pensionati a basso reddito del 16,2%, quasi il doppio rispetto al dato italiano. La situazione peggiora nel campo lavorativo, dove il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni si ferma al 48,7%, con un divario di 17,6 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Le province più penalizzate sono Caltanissetta, con un tasso di occupazione del 41,2%, e Siracusa, con il più alto tasso di sofferenza bancaria al 1,5%, rispetto a una media nazionale dello 0,6%.
La distribuzione del reddito disponibile mostra come la Sicilia si posizioni ben al di sotto dei livelli nazionali. La mediana si ferma a 12.600 euro annui, rispetto ai 17.500 italiani. Messina registra il reddito mediano più alto (14.000 euro), ma con forti disuguaglianze: il 10% più ricco guadagna almeno 28.400 euro, contro i 4.800 euro del 10% più povero. La città metropolitana di Palermo ha una situazione simile in termini di dispersione ma un livello mediano di reddito di 12.500 euro.
Il patrimonio storico e culturale siciliano, con 211 musei e complessi monumentali, attira il 5,2% dei visitatori italiani, grazie a siti come la Valle dei Templi e il Teatro Greco di Taormina. Tuttavia, la carenza di biblioteche – solo 0,9 ogni 10.000 abitanti – evidenzia un limite infrastrutturale che penalizza senza alcun dubbio l’accesso equo alla cultura.
In controtendenza però, la Sicilia si distingue per la presenza di amministratori comunali donna (37,2%) e giovani (28,7%), valori superiori alla media nazionale. Enna e Agrigento si segnalano come ottimi esempi nella nostra Isola.
La situazione dei giovani in Sicilia riflette le difficoltà economiche e sociali complessive. Secondo i dati ISTAT 2023, il tasso di abbandono scolastico nella regione si attesta al 17,6%, ben al di sopra della media nazionale del 12,7%. La percentuale di Neet ( cioè i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono neppure percorsi di formazione) è del 36,3%, quasi il doppio rispetto alla media italiana del 20,1%. Questi dati evidenziano senza dubbio una grave difficoltà nella transizione scuola-lavoro, che contribuisce ad ampliare il divario economico e sociale rispetto ad altre regioni, sia del Mezzogiorno che del resto d’Italia.
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